Milanese, AU Triestina: “Lista a 22 scelta poco democratica”
Mauro Milanese, amministratore unico della Triestina, è intervenuto ai microfoni di TuttoC.com per fare il punto in casa alabardata:
Cosa pensa dell'annunciato sciopero dell'Assocalciatori?
"Non mi piace il termine sciopero, ma ci eravamo ripromessi di fare delle riforme in Serie C. Gli imprenditori devono avere delle certezze, su come si inizia e su come vada a finire, anche se si dovesse partire in sofferenza. È ripartito tutto, discoteche, bar, negozi, attività commerciali di tuti i generi ma il calcio non è ripartito. L'ultimo incasso della Triestina è stato il 16 febbraio, l'ultima partita in casa, sono passati 7 mesi. Non è giusto che la terza o quarta componente del PIL italiano debba solamente pagare le tasse senza poter ricominciare. Se non ci sono i paganti non ci sono gli sponsor e quindi abbiamo entrate zero dopo 7 mesi e questo non è più sopportabile".
Il presidente Conte però ha affermato che gli stadi per ora non riapriranno.
"Se parliamo di San Siro e di 80mila spettatori lo posso capire. Il virus non ha categorie o sport, ma ritengo che a seconda della capienza degli stadi, con una percentuale in proporzione, il pubblico possa tornare. Con ingressi uno per volta dai tornelli e il controllo della temperatura e poi sedersi in un posto su due o su tre. Ci sarebbe meno assembramento così che quello che succede in tutti i centri città il venerdì o sabato sera".
Cosa pensa della lista a 22 giocatori?
"Può essere anche giusta, ma non può venire fuori il 25 luglio. Bisogna saperlo la stagione precedente se sarà a 20, 22 o 25 come la maggior parte delle rose. Ci vuole programmazione, non si può fare le regole così. Se sulle Noif c'è scritto che le norme vanno cambiate l'estate prima, poi il 25 luglio viene fuori questa norma non votata dall'Assemblea ma venuta fuori dal Consiglio Direttivo. Non la trovo democratica ma quasi monarchica. Penso che a nessuno faccia piacere non poter programmare. Ci sarebbe voluto un anno di transizione, con gli under che fanno minutaggio e dalla prossima stagione liste a 22, così non ci sarebbero stati problemi".
A questo punto largo ai giovani.
"Direi di no, bisogna capire questa legge sui giovani cosa ha prodotto negli ultimi 5 anni. Quanti sono andati in Serie A, quanti hanno giocato, quanti sono emersi. Una volta i giovani giocavano perché erano bravi. Ora invece magari giochi perché sei giovani, non perché sei bravo, togli il posto a uno di 23 anni che viene considerato vecchio, ci sono tanti giocatori a spasso più bravi di quelli che scendono in campo. Così non si favorisce la crescita del calcio italiano. Credo nella mission dei giovani, anche se alcune piazze non possono adottarla perché giustamente vogliono puntare al salto di categoria. Questa C ha due obiettivi: piazze e presidenti ambizioni che vogliono puntare alla Serie B e la mission altrettanto nobile che punta sui giovani, con la C palestra per le categorie superiori. Bisogna accontentare entrambe le anime. Bisogna fare un direttivo con un tipo di squadra per girone, oggi invece non è così".