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“Ora Pro Nobis”, Pro Vercelli a noi due

Ci sono le magie di Messi in una semifinale di Coppa dei Campioni, o Champions come la chiamano adesso. Poi c’è il surreale autogol del portiere del Toro, Padelli (nomen omen). Quindi ci sono il Carpi in serie A e la scalata del Frosinone in faccia a Lotito. Infine c’è il luccichio sfavillante dello Juventus Stadium e il cemento crepato del Liberati e di tanti altri impianti cadenti della serie B e della serie C (pardon, LegaPro) dove in quindici anni sono scomparse 107 società, sommerse dai debiti, dalla mala gestione e da un’idea sbagliata di che cos’è il calcio. Che è un gioco dove si riflettono le contraddizioni della vita. E di ogni Paese dove lo si gioca.

Ma veniamo a noi: anche a Terni questa stagione è stata ricca di contraddizioni. Partita sotto pessimi auspici (ricordate la feroce contestazione alla società durante la presentazione della squadra?) si è sviluppata tra alti e bassi. Moderati entusiasmi e periodi di depressione. La ricorderemo, statisticamente, come la peggior stagione della storia della Ternana per quel che riguarda il rendimento in casa. Mai il Liberati era stato così violato come è accaduto in questi mesi. La ricorderemo poi come la stagione del lancio di alcuni giovani che potrebbero far carriera nel calcio che conta, ma anche come quella in cui per mettere insieme una difesa e un centrocampo decenti, il tecnico si è dovuto sempre inventare alchimie che gli sono probabilmente costate notti insonni, per colmare buchi e lacune.

Ma siamo ancora qui. Nonostante tutto. Siamo in serie B, che è la nostra categoria. Che occorre difendere con le unghie e con i denti. Perché poco più in là c’è il baratro, non una semplice retrocessione. Perché scendere di categoria in questo calcio di oggi (quello dei diritti televisivi, per intenderci) significherebbe una mazzata fatale, non già e non solo per il morale di noi poveri tifosi, già abbastanza depressi di nostro.

Dunque, per una volta, stringiamoci a coorte (anche se l’inno di Mameli va più poco di moda), come siamo capaci di farlo nelle partite da “dentro o fuori”, come in quel mitico match di spareggio Ternana-Chieti a Cesena nell’’89, o come – esattamente dieci anni dopo – nella gara decisiva per la salvezza nel campionato di serie B contro l’Andria, quando in curva Est comparve quella meravigliosa coreografia con la scritta “Vincere per un amore” e il Liberati ribolliva come non mai.

Adesso c’è la vecchia e gloriosa Pro Vercelli tra noi e la salvezza, la Pro che il secolo scorso, ha scritto la storia del calcio italiano. Non resta dunque che recitare tutti insieme: ora pro nobis.

E, magari, come uno studente liceale somaro, tradurlo con: “ora, a noi la Pro (Vercelli)”.

Federico Camilli

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