Sono passati 10 anni dalla storica promozione in B della Ternana di Toscano, noi di "Ternananews" abbiamo raggiunto telefonicamente Fabio Pisacane, uno dei simboli di quella squadra (e non solo), che si è raccontato in maniera sincera non escludendo nel finale un suo ritorno a Terni. Questa la sua intervista con riflessioni sul futuro e sul passato… (spoiler: c’è anche Cristiano Ronaldo).
Fabio, 10 anni dalla vittoria di quel campionato lottato con le unghie e con i denti, quali sono i ricordi che ti porti dietro da quella esperienza?
“I ricordi piacevoli di quell’annata sono più di uno, quando si vince ci sono tanti fotogrammi che si tengono dentro, la prima immagine che mi torna in mente è un proprio la partita del 25 aprile Ternana-Reggiana, il fischio dell’arbitro e la gioia finale. Poi ce ne sono altri, tutti momenti che ci hanno dato la consapevolezza di essere una squadra che poteva lottare per i vertici fino alla fine. La partita di Taranto, squadra forte e attrezzata, vinta 1-0 con gol di Litteri è stato uno di quelli, anche se giocata alle prime giornate ci diede una spinta importante nel credere che potevamo recitare un ruolo da protagonista nel campionato. Come non ricordare poi la vittoria contro il Lumezzane, un rigore inesistente fischiato da Maresca allo scadere sotto la Est con Diana che sbaglia il calcio di rigore e sul successivo capovolgimento di fronte Dianda che segna il gol vittoria. Quelli erano segnali importanti che ci hanno fatto capire che era il nostro anno”.
Cosa ti ha colpito maggiormente dell’ambiente durante la tua permanenza a Terni?
“Sono rimasto veramente stupito dall’affetto intorno alla squadra, mi ricordo durante il festeggiamento del campionato piazze gremite di famiglie e bambini, si viveva con la gente quel momento di festa, è la parte che io ed i miei compagni abbiamo apprezzato di più, speravamo che non finisse mai”.
Sei stato un punto fermo di quella squadra, qual è stato il tuo rapporto con la città di Terni ed i suoi tifosi?
“L’anno che abbiamo vinto mi sono sentito veramente un giocatore amato, questo mi ha gratificato per tutto quello che ho cercato nel mio piccolo di dare alla piazza, poi l’anno della B dopo 7 giornate mi sono fatto male ed allora diventa inevitabile anche inconsciamente sentirsi ai margini della squadra, se non giochi purtroppo passi in secondo piano. Ho comunque cercato di trasmettere ai miei compagni il senso di appartenenza, la dedizione, l’amore per la Ternana. Quell’anno fu tragico per me, ma se a 26 anni pensavo che rompermi il ginocchio fosse un dramma per la mia carriera, oggi penso che da quel momento così difficile, da quel maledetto infortunio, è iniziata veramente la mia carriera”.
In Serie A sei arrivato in età adulta, pensi però che quella sia stata la tua forza?
“Sembravo bagnato dalla sfortuna, ho avuto tantissimi ostacoli nella mia carriera, però poi come le storie più belle la mia è stata a lieto fine a livello calcistico, è stato ancora più bello arrivare in Serie A in una età matura, ci sono arrivato pronto con la consapevolezza che avevo tutte le qualità per giocarmela, e così è successo, 116 partite non sono un caso”.
Insieme a te ed ai tuoi compagni Toscano è stato l’artefice di quella cavalcata, qual è stato il tuo rapporto con il mister rossoverde?
“Un rapporto che definirei importante, lui mi ha dato la leadership, ed io che la dovevo onorare. Penso di averlo fatto nel migliore dei modi, l’anno dopo purtroppo le nostre strade si sono divise. Quell’anno mi arrivò un’offerta importante dall’Avellino appena promosso, avevo collezionato solo 7 apparizioni, mi propose un contratto di 3 anni, accettai il progetto prendendomi da una barella dopo 7 mesi di inattività, mi vollero fortemente nonostante prima di andare via avessi parlato con la Ternana che però fece altre scelte”.
Che cosa ti porti dentro della tua esperienza in rossoverde?
“Il nostro è stato un campionato strada facendo, mi ricordo che quando arrivai a Norcia al ritiro il 6-7 agosto del 2011 eravamo in pochi, di quell’annata mi porto dietro il fatto di aver capito che delle volte anche le cose non programmate dall’inizio possono avere un lieto fine se poi durante questo percorso c’è unione di intenti e sacrificio. La Ternana era il posto ideale per chi sognava qualcosa di grande, in quell’anno si sono incontrati 25 matti che avevano in comune il sogno di ribaltare il proprio destino, alla fine ci sono riusciti perché insieme ad una città hanno sognato”.
A chi ti senti legato particolarmente durante i tuoi anni in maglia Ternana?
“Ho legato con tutti, in particolare però con Raffaele Nolè, con Dianda e con Litteri. È normale che a distanza di 10 anni le cose cambiano, oggi abbiamo famiglie, figli, prima eravamo ragazzini, però se ci rivedremo mi farà piacere ricordare i vecchi tempi, abbiamo condiviso tanto”.
Ora sei Ambasciatore FIFA, hai un ruolo importante anche nel trasmettere valori genuini e trasparenti dello sport, come ci si sente a rivestire tale compito?
“È una responsabilità etica e morale, devi sbagliare il meno possibile in campo e fuori. I valori della correttezza e del fair play hanno caratterizzato da sempre la mia carriera. Oggi quel titolo è stato sostituito dai miei figli, tutto quello che faccio penso a loro, se oggi dovessi fare un errore ci sarebbero loro a giudicarmi da casa”.
Curiosità personale… giocatore più forte mai affrontato in carriera?
“Ovviamente Cristiano Ronaldo, lo vedi che è programmato per vincere, la mia soddisfazione più grande è aver vinto il duello con lui all’esordio anche se abbiamo perso quella partita, sono riuscito a non farlo segnare salvando 3 occasioni in cui poteva far gol, la custodisco nei mei ricordi più affettuosi di avversari che ho marcato”.
Ti rivedremo presto sui campi da calcio?
“Come sapete l’8 febbraio ho risolto il mio contratto con il Lecce, non mi sembrava giusto continuare con il club visto che non potevo essere utile alla causa, pertanto mi sto allenando da gennaio con un personal trainer, aspetto giugno per vedere quali saranno le opportunità e qualora ne valesse la pena vorrei ancora giocare qualche annetto perché l’ho promesso ai miei figli”.
Serie A o Serie B?
“L’importante è giocare e che sia un progetto serio, poi la categoria non conta”.
Allora magari torni a Terni dove sei molto amato…
“Si lo so, è un amore reciproco, ieri proprio leggevo che Bandecchi è stato nominato cittadino onorario, è una nomina che anche io custodisco gelosamente essendo stato premiato con il titolo di “Thyrus d’oro” in comune nel 2012, oggi c’è una proprietà solidissima con un Presidente che seguo con molto affetto, mi fa piacere che sta facendo grandi cose a Terni, seguo il club, ho amici lì a Terni che sento ancora a distanza di 10 anni e che colgo l’occasione di salutare. Spero un giorno, da giocatore o meno, di tornare e di far conoscere Terni ai miei figli”.
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