Regna (come ovvio che sia) incertezza nel mondo del calcio sulla questione tanto dibattuta della ripresa o meno dei campionati, una incertezza dettata dall'emergenza sanitaria in atto e dalla necessità che, prima di riprendere le normali attività quotidiane (fra cui quelle sportive), il pericolo di contagio sia ridotto al minimo possibile.
Nel mezzo, poi, si trovano le questioni più "terrene" se vogliamo, legato anche al taglio degli stipendi dei calciatori tanto discusso in questi ultimi giorni e sul quale torna, ai microfoni di Canale italia, anche il presidente dell'AIC Damiano Tommasi, con un messaggio piuttosto chiaro: "Da quando è nata l’AIC nel 1968, definita come il sindacato dei nababbi, il calciatore è visto come quello che guadagna troppo e quindi è un messaggio molto popolare. Il taglio degli stipendi, unito all’esigenza di gestire la crisi economica, diventa quindi un tema fin troppo facile condito da molta demagogia. È chiaro che i calciatori faranno la loro parte e dobbiamo capire cosa faranno gli altri, dalle Leghe alla FIGC, fino a UEFA e FIFA, perché abbiamo detto che non ci sono solo calciatori di fascia alta ma esistono anche i calciatori di Lega Pro, i dilettanti, il calcio femminile e si rischia che questa parte scompaia. Ora la parte del vertice deve pensare alla base della piramide”.
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