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A tutto Palumbo: “Terni sei stata la mia vita”

Il viaggio di Palumbo a Terni è arrivato alla fine. E’ stato un viaggio lungo che a un certo punto si è interrotto, per poi riprendersi, come se fosse un tutt’uno. Sempre una camminata alla ricerca della felicità, del sogno da realizzare, della sfida da vincere.

Lo vedi sempre nei suoi occhi. Scuri, profondi, furbi, curiosi. Sempre alla ricerca di un dettaglio, in campo come fuori, che può fare la differenza. Palumbo si guarda intorno cercando traiettorie. Scruta, immagina, crea, parla. E’ veloce di testa e di pensiero.

Stavolta è finita davvero?

“Ti dovrei rispondere di si, ma in realtà non lo so. Anche quando sono andato alla Samp – prima di finire in prestito poi a Trapani e Salerno – pensavo di sì e poi sono tornato. Quindi ora ti dico di sì, ma nessuno conosce il proprio futuro. Diciamo che io so dove voglio arrivare, poi se ci arrivo o no non lo so: farò del tutto per farlo”

E quindi il fatto che tu te ne vada, rientra in questo “progetto”?

“Si. E non pensare che me ne vado a cuor leggero. E’ una decisione ponderata, non di pancia. Io qui a Terni ho la mia famiglia, mia moglie i miei figli. Ho comprato casa. La sento come posto del cuore, nonostante sia di Napoli e sai benissimo quanto sono legato alla mia terra. Io me ne vado perché secondo me ho finito il mio tempo a Terni. Io voglio andare a giocare in Serie A, anzi ci voglio tornare, visto che l’esordio l’ho fatto. Tutti dicono che sono bravo, ma poi in Serie A non ci gioco. Se sei bravo giochi lì. E io voglio fare del tutto per arrivarci”

Questo quindi significa che la Ternana non può arrivarci? Te ne vai perché sai che la squadra non è competitiva?

“Non ho mai detto questo. Ho detto che qui è finito un ciclo e io devo trovare nuovi stimoli. Devo ritrovare quelle pulsioni che ho sempre avuto da quando sono arrivato a Terni, che ero un bambino. Io non ho mai parlato con i nuovi, ma Bandecchi e Leone sapevano benissimo che io sarei voluto andare via se ci fosse stata l’opportunità. Il fatto che questo addio sia arrivato con quello di Bandecchi non c’entra nulla. E’ una mia questione, non della Ternana”

Te ne vai dopo Partipilo, te ne vai da capitano, con un contratto rinnovato da poco. Te ne vai dopo la cessione della società. Sembra l’inizio dell’Apocalisse…

“Ma non sarà così. Io non conosco i nuovi, ma so chi resta. So che ci sono giocatori importanti nella Ternana. Sono sicuro che allo stesso tempo le scelte che saranno fatte, saranno giuste. Con questo gruppo, con questa squadra, abbiamo vinto e siamo rimasti uniti e lo saremo per sempre. Quello che abbiamo costruito dall’anno della promozione in poi è fantastico. Con Anthony, Mattia, il nano e Fabri (Partipilo, Proietti, Falletti, Paghera, ndr), solo per citarne alcuni, rimarrò legato per tutta la vita. Sono compagni di vita, non solo di squadra. Ma è naturale, per il nostro lavoro, doverci separare”

Sei arrivato a Terni da bambino, nel settore giovanile della Ternana. Avevi 15 anni. Te ne vai dopo 10, come abbiamo detto con in mezzo degli “erasmus”. 192 partite con la maglia della Ternana, con la fascia di capitano addosso…

“Una vita intera, praticamente. La parte in cui sono diventato grande. Quando sono venuto a Terni ero spaventato. Ho sofferto, la mia famiglia mi ha supportato molto in questa scelta. Io vengo da un quartiere difficile, lo sai. Sono un ragazzo della strada: se non avessi fatto il calciatore chissà che cosa sarebbe successo. Davvero non lo so. Ma so che Terni mi ha fatto crescere e diventare grande. Sono diventato marito e padre (per ben due volte). Mi sono caduti i capelli (e ride, ndr), sono diventato adulto. Responsabile, anche se non sembra! Terni mi ha accolto e dopo tanto tempo non apprezzo soltanto le cose positive ma anche quelle negative. E credo che questa sia la forma di affetto più grande. Io sono ternano, mi considero ternano, lo sono diventato”

Qual è il momento più bello che ricordi, così a bruciapelo…

“Ma non lo so, dovrei pensarci. Su due piedi così il gol a Buffon. Mica è capitato a tutti di segnargli…”

Dieci anni però sono tanti, possibile non ci sia altro?

“Sicuramente preferisco non pensarci. Gli addii non mi piacciono”

E’ perché ti piace fare il duro?

“In che senso”

Il ragazzo di strada, quello che non abbassa lo sguardo, quello che ha sempre la soluzione pronta, quello che è più furbo di te, quello con la cazzimm

Ride ancora “Ma no che c’entra: do questa impressione? Sono così. Sono fatto così, a me non piace parlare di me stesso, non piace arruffianarmi i tifosi o l’allenatore. Non parlo volentieri delle mie emozioni. Sono riservato, ma sono anche  insopportabile. Lo so già. Quando divento nervoso o quando perdiamo mi devi lasciar perdere. Non ho mai avuto paura di nessuno, ho sempre detto in faccia tutto a tutti. Sono leale: le cose te le dico in faccia”

E vale per tutti, anche per gli allenatori?

“Si vale con tutti. E non mi importa se lo apprezzano o no. Io sono fatto così. Se poi vogliono non farmi giocare perché dico la mia, problemi loro. Io ho dimostrato sul campo che poi so fare il mio lavoro”

Quindi sei anche presuntuoso…

“Quale calciatore non lo è? Tutti noi siamo presuntuosi, tutti pensiamo di essere meglio degli altri. Però so anche benissimo quali sono i miei limiti. Io in realtà sono umile. Io non sono nessuno, devo dimostrare tutto nella mia carriera. E proprio perché voglio arrivare a dimostrarlo, chi non fa il massimo, più del massimo, per arrivare a questo a me sta sul cazzo. A me piace giocare a calcio, piace il gioco offensivo, mi piace sapere cosa fare e dove sono i miei compagni

Per questo preferisci l’assist al gol?

“Per me l’assist è il sale del calcio. Mi incazzo quando gli altri non lo capiscono. E se mi avessero seguito di più, soprattutto Partipilo (e ride, ndr) sai quanto lo pagavano di più???”

Torniamo a noi: questi ricordi di Terni? Abbiamo divagato. A Terni non tutti ti amano

“E chi se ne frega? Meglio così. Non si può piacere a tutti. Ma io però tutti ringrazio, anche chi mi critica. Intanto perché è uno sprone per far sempre meglio e per convincere definitivamente anche chi non ti apprezza. Ci sta che uno non sia simpatico a tutti: non ho mai cercato il consenso popolare. Né nelle interviste, nei miei comportamenti dentro e fuori dal campo, né nella vita di tutti i giorni. Io sono sempre stato Antonio Palumbo. So di non essermi mai comportato male o non da professionista. 

Io a Terni – te lo dico sinceramente – rimarrò sempre legato. Magari ci torno a vivere, quando finisce la mia carriera. Oppure ci torno fra sei mesi, perché mi mancherà. Terni per me è stato l’esordio nel calcio professionistico…

Lo interrompiamo: lo sai che è stato proprio contro la tua prossima squadra?

“Si, ma non ci avevo pensato. L’ho letto ieri… ti dicevo Terni è stato l’esordio nei professionisti, Terni è stata mia moglie, Terni è stato i miei figli, Terni è stata la promozione (anche se nella seconda parte ero infortunato), Terni è stata gli anni di B prima e dopo le parentesi fuori, Terni è stata una famiglia nello spogliatoio che si è rinnovata tante volte. Ho avuto il piacere di giocare con grandi uomini in passato e con grandi amici adesso. Terni è stato anche l’esordio in Serie A, perché dopo 3 giorni io vestivo di nuovo la maglia rossoverde in Serie C: pensa che salto che ho fatto. Terni è stato tutto per me. E te lo dico io: mettere la fascia di capitano per me è stato un grandissimo onore.”

E non vuoi ringraziare nessuno, ora che te ne vai?

“No, perché mi dimenticherei qualcuno sicuro. E perché voglio ringraziare tutti, anche quelli che non mi sopportano. Tutti hanno contributo ad essere quello che sono”

Quindi ci rivedremo?

“Chissà, forse. Tu lo sai?”

Ternananews Redazione

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