Abate come Ciro l’Immortale
Se mai dovesse finire bene, questa avventura in rossoverde per Ignazio Abate, potrà davvero dire che la situazione del mondo reale non è come si sarebbe mai immaginato. Anzi come suggerisce qualcuno ci sarebbe materiale anche per fare una serie tv sull’esperienza di quest’anno a Terni. E a prescindere, probabilmente, da come va a finire sul campo, i momenti di pathos non cambierebbero comunque.
Andiamo per ordine e cerchiamo di capire. Abate arriva sulla panchina della Ternana dopo aver chiuso l’esperienza nella Primavera del Milan. I bene informati sanno che alla base della separazione (a fine contratto) con il mondo rossonero c’è un rapporto con Ibrahimovic deteriorato a causa dell’utilizzo (anzi del mancato utilizzo) del figlio di Ibra. Quando Abate parla con la Ternana il direttore sportivo è Stefano Capozucca, aiutato da Carlo Mammarella. E il presidente è Nicola Guida. Le prospettive – dopo la retrocessione – erano quelle di fare un campionato da sorpresa, di affidarsi a un allenatore emergente, che conoscesse bene i giovani. Per poter ripartire in sicurezza, economicamente parlando.
Dopo poche settimane già il primo avvicendamento. Viene chiamato, dall’ex presidente Guida, Diego Foresti per fare il direttore generale. Si crea subito incompatibilità fra i due e così Capozucca viene esonerato, e Foresti assume in toto la guida della società, e come direttore sportivo viene promosso Carlo Mammarella. Abate si ritrova così senza chi lo aveva scelto, ma con Foresti (Che aveva avallato la scelta) e con Mammarella con cui ha condiviso sin dall’inizio il percorso della costruzione della squadra. E così la rosa piano piano prende forma, ma lo fa soprattutto nell’ultima settimana di mercato, quando arrivano i pezzi grossi.
Tutto il ritiro viene fatto con i ragazzi e con aggiunte dal settore giovanile. Addirittura il portiere, arriva dopo la prima di campionato. E infatti la Ternana parte con un piccolo handicap: sconfitta contro il Pescara e pareggio contro il Gubbio. Poi comincia a prendere forma, fisionomia e carattere. Ma mentre le cose sembrano andare per il meglio arriva la cessione (e contestuale penalizzazione, visto che tutto si è fatto in fretta e in furia, proprio per pagare gli stipendi, ma senza fare in tempo) della società. Prima a Benedetto Mancini, che tiene impegnata tutta la città a capire i contorni dell’operazione, poi dopo neanche 24 ore a Stefano D’Alessandro (insieme a suo fratello Maurizio). La cessione avviene nel giorno della partita contro il Legnago, poche ore prima della gara. Comunicato ufficiale del club, senza che la squadra (e i dirigenti) in ritiro sapessero nulla.
La squadra si isola, riesce a rimanere concentrata, vince quella partita e anche le successive. Si prende il -2 in classifica (che speriamo non abbia conseguenze nefaste per la promozione) e nel frattempo incassa un altro addio.
Diego Foresti viene licenziato. La vicenda getta in confusione piazza e squadra. La scelta viene motivata come una necessità di dare un’interruzione rispetto alla passata gestione. Torna D’Aniello (che nel frattempo era stato allontanato) ma anche lui dura il tempo di un batter d’occhio. Dopo due settimane è di nuovo fuori dalla Ternana, stavolta in maniera definitiva.
Abate continua a resistere. Il suo lavoro non può essere messo in discussione. Il legame con Carlo Mammarella, unico superstite di tutte queste rivoluzioni, diventa sempre più forte. I due riescono ad isolare la squadra da tutte le tensioni esterne e la squadra si cementa intorno al gruppo. La squadra continua a crescere. Nonostante gli infortuni, nonostante le difficoltà del campionato, nonostante cali fisiologici, nonostante le scelte diventino sempre meno cammin facendo.
Poi arriva gennaio: il mercato che subisce un andamento anomalo. Il malore di Mammarella l’ultimo giorno di mercato e le operazioni ancora da chiudere. E alla fine l’esonero di ieri sera, con l’alzata di scudi della squadra in difesa del proprio allenatore. Una decisione presa peraltro senza minimamente prendere in considerazione il pensiero del direttore sportivo che proprio ieri in giornata è tornato da Legnago (dove era rimasto ricoverato in ospedale) e che ieri sera appena dopo la comunicazione dell’esonero di Abate si era schierato al suo fianco (come sempre durante la stagione).
Ora Abate è di nuovo l’allenatore della Ternana. Mammarella di nuovo (o ancora, dipende dai punti di vista) il direttore. Fino al prossimo cambiamento. Ma soltanto un grande lavoro e un grande gruppo ha permesso a questa squadra di poter essere in quella posizione di classifica e con questa determinazione. Tutto il resto sono chiacchiere. O fiction.