Da quando è arrivato, il 14 agosto, giorno del suo compleanno, Benny Carbone ha messo subito le cose in chiaro: all'interno della Ternana, intesa come squadra, fa tutto lui, allena, mette in campo i suoi ragazzi, scova nuovi giocatori, pensa al prolungamento dei contratti in scadenza. Un allenatore manager, come piace tanto agli inglesi, uno che si gestisce tutto ma proprio tutto il lavoro, che sa chi vuole in squadra, deve fare di tutto per prenderlo e deve anche farlo rendere al massimo, dimostrando che l'acquisto è stato voluto e giusto.
Da un certo punto di vista, certamente, questa condizione è quasi invidiabile, soprattutto dal momento in cui i giocatori che ti ritrovi ad allenare sono tutti voluti da te, che li hai osservati,studiati e seguiti, e sai quindi cosa puoi aspettarti, almeno in linea di massima, e come metterli in campo in modo che rendano quanto ci si attenda da loro. Ora, nel caso di Carbone, forse, non sono tutti giocatori contattati direttamente da lui, ma certamente sono voluti, essendo arrivato ancora in pieno mercato estivo e avendo quindi avuto modo anche di cederli, se non fosse stato convinto delle scelte operate in precedenza.
Un vantaggio, dicevamo, ma siamo convinti che non comporti anche qualche fatica in più? Innanzitutto, star dietro al campo, al mercato e alla gestione delle risorse che già possiedi, probabilmente non permette mai di staccare la spina completamente, e ci si ritrova con il cervello che macina calcio ventiquattro ore al giorno. Non sappiamo se sia questo il caso, abbiamo avuto un assaggio di mercato estivo per testare quello che stiamo ipotizzando, ma esiste il rischio che in periodi particolarmente impegnativi dal punto di vista delle trattative di mercato, si possa fare maggiore fatica a seguire il lavoro al campo. Certo, c'è lo staff, e con questo non vogliamo certo dire che Carbone, o qualsiasi altro allenatore all'inglese, non riesca a seguire tutto, semplicemente che possa faticare di più. Ultimo ma non per questo meno importante aspetto dell'essere l'allenatore manager di una squadra, è la solitudine: al di la dello staff, all'interno del quale però potrebbe esserci lo stesso pensiero o la stessa veduta su un particolare quesito, una figura che gestisce di fatto tutto quello che riguarda la rosa di una squadra, con chi si confronta quando ha dei dubbi? Quando non è sicuro di come gestire una determinata situazione, che sia sul campo o che sia sul mercato, a chi si chiede un parere distaccato ma non estraneo? Se c'è bisogno che la stessa persona presenzi ad una qualche occasione, in due luoghi distinti, ma allo stesso momento, come si fa?
Vantaggi, dunque, ma anche una fatica maggiore quella che comporta per lo stesso professionista ricoprire più di un ruolo allo stesso momento.
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