Concentrati al 110% perché in serie B ogni errore si paga. Ci ha messo poco Alessandro Favalli a calarsi nella nuova realtà dell’Unicusano Ternana. Il terzino sinistro di Pochesci, intervistato ai microfoni di Radio Cusano Campus, ha parlato del momento rossoverde, e non solo, durante l’appuntamento quotidiano con Sport Academy. Alessandro, classe 1992, nato a Cremona.
Hai un rapporto particolare con la tua città. "Ho cominciato a dare i primi calci a Cremona nel settore giovanile, dai pulcini in poi ho vestito la maglia della Cremonese per undici anni, fino al primo campionato tra i professionisti in Lega Pro".
Cremona è una piazza tranquilla, ma ha una grande tradizione in termini di crescita dei giocatori. "A Cremona si dà grande importanza ai giovani e al settore giovanile, non a caso da lì sono usciti tanti campioni, da Vialli a Giuseppe Favalli".
Che non è né tuo padre, né tuo parente, al contrario di quello che si dice in Rete. Forse il ruolo comune di terzino sinistro ha creato questa suggestione. "Non so come sia nato questo equivoco. So che anche lui è cresciuto nelle giovanili ma non siamo legati da nessun grado di parentela".
Nel calcio di oggi il terzino è spesso una sorta di attaccante aggiunto. Come sei arrivato a rivestire quel ruolo? "Nelle giovanili ho sempre fatto l’esterno alto di centrocampo, mi piaceva attaccare e cercare di andare a fare gol. Arrivato agli Allievi Nazionali, l’allenatore mi fece giocare più basso per cercare di sfruttare un po’ di più la spinta e da quel momento ho sempre giocato in quel ruolo, cercando di migliorare la fase difensiva".
A proposito di questo, pur evidenziando che nel suo calcio si attacca in undici e si difende in undici, Pochesci ha chiesto a voi difensori di responsabilizzarvi maggiormente sulla fase difensiva. "In effetti, abbiamo subito tanti gol, e molto spesso sono nati da errori individuali. Penso che il mister abbia ragione: è una questione di attenzione e di concentrazione. Purtroppo, in serie B, quando commetti un errore subisci gol. L’attenzione deve essere sempre al 110%, dobbiamo cercare di non concedere mai neanche uno spazio agli attaccanti, perché al minimo errore possono far male. In queste ultime due partite ci siamo riusciti".
Finora, però avete giocato alla pari con tutti. Qual è la squadra che ti ha impressionato di più? "Forse il Frosinone, ha un organico importante con giocatori che sono già stati in serie A. Ma anche quella è stata una partita che abbiamo giocato a viso aperto".
E la partita più bella che avete fatto? "A Cremona. È stata la gara che ci ha fatto capire che possiamo giocarcela con tutti".
Provi spesso a segnare… "Appena c’è spazio, ci provo. Anche sabato contro il Cittadella ho avuto un’occasione per segnare, ma purtroppo il pallone è finito alto".
L’Unicusano Ternana, come sai, ha dato vita a un rapporto inconsueto tra il mondo della formazione e l’attività sportiva professionistica. Come ti poni rispetto a questo tema? "Penso che unire lo sport e l’istruzione sia una cosa giusta, anche perché dobbiamo ricordarci che lo sport è imprevedibile: un infortunio o una stagione storta possono condizionare la carriera in qualsiasi momento. L’istruzione prepara a un’altra vita, che inevitabilmente poi ci sarà una volta conclusa quella da giocatore. Io ci sto pensando perché ho visto tanti miei compagni, anche in passato, che si sono laureati giocando a calcio".
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