I circoli PD di Settevalli e San Sisto pongono domande sul progetto stadio-clinica.
Mentre a Terni si guarda con fiducia al doppio intervento, a Perugia non è proprio così
L’ambizioso progetto stadio-clinica presentato dalla Ternana Calcio ha fatto parlare, continua a farlo ma soprattutto fa discutere. Nel corso dei mesi sono stati diversi i soggetti che hanno voluto dire la propria sull’argomento. Chi a favore, chi contro.
Oggi all’elenco degli intervenuti si aggiungono i circoli PD di Settevalli e San Sisto. Lo fanno con una riflessione, pubblicata sulle loro pagine Facebook, “contiene rilievi politici, critiche e ragionamenti di metodo e contenuti sul tema della richiesta del rilascio della convezione pubblica per una clinica privata a Terni”.
“Sgombriamo il campo da ogni equivoco, ogni lettura pretestuosa o strumentale o anche solo campanilistica, che tenda a mettere Perugia contro Terni la rispediamo ai mittenti, le due città – si legge – sono accomunate in un unico destino che è quello di creare lavoro, imprenditorialità, servizi e benessere economico per sviluppare la nostra regione. Guardiamo invece con molto interesse e rispetto chi vuol investire nella nostra regione, questo però non può esimerci dal porre alcune domande:
Da notizie di stampa si apprende che a Terni verrebbe realizzato un singolare investimento, a quanto ci risulta unico in Italia, che prevede da un lato “la riqualificazione, valorizzazione e gestione funzionale e economica dello stadio Libero Liberati (su aree di proprietà pubblica); dall’altro la realizzazione, nell’area privata di proprietà della Ternana, di una clinica/casa di cura privata con parziale accreditamento e convenzionamento al servizio sanitario regionale” (La Nazione 6.07.2022).
In sostanza, per ammodernare uno stadio si consente al proprietario della società calcistica la costruzione di una clinica privata a cui si dovrebbe garantire fin da ora accreditamento e convenzionamento. L’organizzazione del sistema sanitario regionale viene quindi piegata agli interessi di un senz’altro importante imprenditore del settore calcistico, del quale non si conosce altrettanto rilievo imprenditoriale nel settore sanitario. Non spetta certo a noi sindacare sull’iter seguito per l’autorizzazione e sulla sua aderenza alle disposizioni legislative in merito (legge sugli stadi e norme che disciplinano la sanità), ma crediamo sia del tutto legittimo avanzare delle considerazioni e porre almeno alcuni interrogativi.
La sostenibilità economica della realizzazione del nuovo stadio ternano si regge quasi interamente sulla costruzione di una nuova clinica, la quale dovrebbe operare non in regime privato (con prestazioni pagate direttamente dai pazienti), ma, come pretendono i richiedenti, in regime di convenzione con il Sistema Sanitario Regionale (con prestazioni, cioè, pagate dalla USL). In buona sostanza l’attuale presidente della Ternana Bandecchi si ritroverà per moltissimi anni a gestire uno stadio, nonché proprietario di una clinica entrambi pagati con il decisivo contributo dei soldi pubblici provenienti dalle tasse dei cittadini (per la precisione con le entrate dell’IRAP, dell’addizionale IRPEF e della fiscalità generale). Socializzare i costi e privatizzare i profitti, un modello di impresa davvero interessante per chi lo realizza, molto meno per i cittadini che lo pagano.
Le stringenti norme che regolano il settore sanitario prevedono passaggi obbligatori prima di arrivare al convenzionamento, ultima tappa che consente al privato di erogare prestazioni sanitarie pagate dal pubblico, prima della quale una clinica deve essere autorizzata e, successivamente, accreditata e solo alla fine convenzionata. Come possono le pubbliche amministrazioni preposte a rilasciare autorizzazioni, accreditamenti e convenzionamenti (comuni, regione e USL) dire oggi quello che sarà domani saltando tutti i passaggi previsti? Come possono eludere le necessarie procedure di evidenza pubblica per l’individuazione dei soggetti privati? Molto più serio, da ogni punto di vista, puntare sul potenziamento e ammodernamento dei servizi dell’Azienda Ospedaliera di Terni e dell’Azienda USL di Terni. La necessità improrogabile di una profonda riorganizzazione del sistema sanitario regionale è prevista dal PNRR ed è nelle aspettative dell’insieme della comunità regionale. Appare quanto meno eccentrico che si possa procedere in questo modo. Non è una vicenda che può rimanere confinata nel dibattito cittadino ternano, perché riguarda tutta la regione, dato che tutti gli umbri pagheranno di tasca loro le politiche di privatizzazione della sanità umbra. E poi riguarda anche Perugia dove importanti servizi potrebbero essere tagliati per “ riequilibrare” i nuovi posti letto privati ternani.
Bisogna fare chiarezza, a partire dal piano sanitario regionale e sgombrare il campo da dichiarazioni paludate .
Sia chiaro, un virtuoso e non speculativo contributo del privato al Servizio Sanitario Regionale, con il prezioso protagonismo del privato sociale, è un caposaldo irrinunciabile della sanità umbra: un delicato equilibrio che va tutelato e non distrutto con operazioni quantomeno avventate.
Così come riteniamo importante l’ammodernamento dello Stadio ternano. Un problema, per altro, comune alla quasi totalità degli Stadi italiani. La legge nazionale per promuovere l’ammodernamento degli impianti sportivi, che sino ad ora non ha funzionato, è stata recentemente riformata. Terni ha la grande opportunità di essere tra le prime città a sfruttare le nuove opportunità di questa legge che consente compensazioni commerciali (e non anche immobiliari) per rientrare dei costi di realizzazione dei nuovi impianti.
La sanità, però, lasciamola fuori”.