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Le 5 cose che abbiamo imparato da Avellino-Ternana

Si spegne la luce in casa Ternana. Il contraccolpo psicologico dell’uno-due Trapani-Cesena e le difficoltà dell’impegno nella tana dei Lupi hanno contribuito a produrre una prova delle Fere davvero deludente ad Avellino: una sconfitta che condanna i rossoverdi all’ultimo posto in classifica (penultimo per differenza reti in realtà, se può consolare qualcuno…).

1 – Ternana ultima 395 giorni dopo

La Ternana torna ad occupare l’ultimo posto per punti della classifica dopo 395 giorni dall’ultimo turno fatale in questo senso, ovvero quel Salernitana-Ternana 2-1 del 26 settembre 2015 della prima e finora unica panchina in B dell’allenatore rossoverde ad interim Stefano Avincola. Un’eventualità rarissima e, causa penalizzazioni di altre squadre (del Grosseto in particolare), mai verificatasi – se non in queste due situazioni – neanche nelle primissime battute della stagione 2012/13. Il dato di fatto è che la discesa dei rossoverdi è stata netta, dopo l’unico successo contro il Pisa, ormai ben 9 giornate fa. Con la vittoria del Trapani contro il Benevento, le Fere sono ultime per punti proprio in coabitazione con i siciliani affrontati nove giorni fa, e sopra i granata soltanto – magra consolazione – per differenza reti (7 i gol segnati da entrambe le squadre, ma 15 quelli subiti dai giocatori di Serse Cosmi a fronte dei 13 incassati dalla Ternana).

2 – Soltanto un tiro e poco più

Questo quanto realizzato dalla Ternana ad Avellino, dove i rossoverdi hanno meritatamente ceduto il passo alla formazione irpina, più cattiva, pericolosa e determinata. Poche idee, poca organicità e poca pericolosità, ma in compenso molto disordine, sterilità e sofferenza – soprattutto sulle corsie laterali -. Ternana davvero presente soltanto tra il 10’ e il 19’, con il grande intervento di Frattali su un Avenatti (tra le poche note liete, o meglio meno dolenti) sempre attivo. Poi qualche sprazzo disordinato qua e là, senza mai creare davvero pericoli rilevanti alla difesa biancoverde, quantomeno in maniera costruita o più o meno intenzionale. È parso anche che l’Avellino abbia approcciato meglio la partita, nei primissimi minuti come anche quando in vantaggio (diverse le occasioni per raddoppiare, nel primo tempo soprattutto): più determinazione e agonismo, che sono valse alla squadra di Toscano 3 punti in uno scontro diretto fondamentale.

3 – Niente alibi. E anche Carbone fa “mea culpa”

Stavolta non c’è davvero niente a cui, anche volendo, potersi aggrappare. Neanche l’ammonizione per simulazione – giusta – rifilata da Serra a Falletti. La Ternana ha disputato una prova deludente sotto il profilo tecnico, tattico e caratteriale, meritando di perdere contro un Avellino, questa sera, migliore. Ed è un peccato, visti i progressi delle ultime due giornate in particolare, dove invece – e non c’è alcun problema a sottolinearlo in maniera quanto più obiettiva possibile – i rossoverdi avevano raccolto, in maniera beffarda, molto meno di quanto avrebbero meritato. Al Partenio, insomma, è arrivato un significativo passo indietro – nel gioco e in entrambe le fasi -, forse complice anche il momento difficile. Significativo, a riguardo, anche il commento di Benito Carbone nel postpartita a Radio Galileo, che ricalca quanto affermato fino a questo punto: delusione, gol da polli, approccio sbagliato e mancanza di cattiveria le parole chiave. Oltre all’assunzione di colpe dell’allenatore per la prova offerta ad Avellino, e forse per esteso anche per i limiti della squadra emersi fin qui, evidenti e numericamente provati. E che sia anche la prima volta in cui il proverbiale ottimismo di Carbone vacilli, potrebbe essere significativo.

4 – Al Partenio la storia non si ripete…

L’anno scorso, in un’altra fondamentale partita sempre in scena in notturna nell’impianto avellinese, andava in scena un Avellino-Ternana che metteva in gioco la panchina di un altro, amatissimo, ex allenatore rossoverde del recente passato: Attilio Tesser. Stavolta, nel primo confronto contro la “sua” Ternana da avversario, Domenico Toscano avrà ringraziato ancora una volta i colori delle Fere, battute per la prima volta e, forse, già la più importante. La storia, quindi, non si è ripetuta rispetto alla scorsa stagione, quando la sconfitta proprio contro la sua ex squadra costò il posto ad Attilio Tesser. O forse, sì che si è ripetuta: perchè quella partita fu decisa da una doppietta di un ormai ex Fera, Ceravolo, lasciata partire a zero come tante altre negli ultimi anni, il cui contributo quest’anno sarebbe potuto essere, chissà, ugualmente prezioso alla causa rossoverde, se non di più (visto anche il suo avvio di stagione a Benevento).

5 – È sempre più dura

Dispiace deludere chi non vorrebbe mai leggere che le cose vadano male anche quando, effettivamente, vanno male. Ma il momento in casa rossoverde è, ovviamente, delicatissimo e lo diventa sempre più col passare delle giornate senza raccogliere vittorie. Ora un doppio-turno casalingo difficilissimo, contro Novara e Benevento, dove è vietato sbagliare, e qui la parola “vietato” non è abusata come in molti altri contesti. Fallire ancora significherebbe dare una piega ancora più forte, una connotazione ancora più marcata, ad una stagione delle Fere fin qui, come profeticamente preannunciato da qualcuno prima dell’inizio della stagione, difficile. La ricetta? Per staff tecnico e giocatori tanto lavoro, lontani da inutili distrazioni. Per il resto? Vicinanza alla squadra e, detto sottovoce, la presenza allo stadio. Perchè il vuoto da colmare, a causa di tanti e vari motivi, è sempre maggiore: ma un Liberati pieno e caldo, probabilmente, potrebbe aiutare la causa in un momento difficile. A prescindere dalle radici di questa situazione: un tifoso, in ogni caso, di più non può fare.

Federico Trastulli

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