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Le 5 cose che abbiamo imparato da Cagliari-Ternana

Parlare di amaro in bocca per la sconfitta di misura a Cagliari (1-0) è già un – seppur piccolo – successo. Ma purtroppo non porta più che una pacca sulla spalla alla causa rossoverde. Sicuramente non punti…

1 – Talento e individualità fanno la differenza.

Perchè la partita è stata decisa da un'invenzione di uno dei talenti più puri del Cagliari: quel Di Gennaro che dopo anni di affermazioni personali in Serie B – considerato a lungo il miglior regista di categoria -, in questa stagione sta finalmente veleggiando, da protagonista, verso il ritorno in A. La Ternana, lo diciamo subito e con un pizzico di orgoglio, ha tenuto fede sul campo alle parole e alla "promessa" fatta in settimana: non è assolutamente venuta a Cagliari a fare l'agnello sacrificale. Anzi, la partita è stata assolutamente equilibrata, giocata alla pari – ogni compagine con le sue carte – e chi alla fine, un minimo, recrimina è proprio la squadra di Breda. Il Cagliari non ha assolutamente battuto i rossoverdi sul piano del gioco. Ma, alla fine, le individualità hanno pesato eccome: quelle eccellenze come Di Gennaro, che si concentrano anche e soprattutto in avanti per i sardi. Farias, Melchiorri, Cerri, Joao Pedro, Sau: questo, in ordine sparso, il pacchetto offensivo simbolo di una squadra (a gennaio è arrivato anche Cinelli per il centrocampo, per non farsi mancar nulla) che trasuda talento da cima a fondo e che i più maliziosi darebbero salva in questa stagione di Serie A. Perchè a volte, come stavolta, le individualità di spicco bastano davvero per fare la differenza. 

2 – La Ternana ha personalità.

Fatica a mostrarla con continuità – perchè dei passaggi a vuoto, nel corso della stagione, ce ne sono stati -, ma a Cagliari l'abbiamo vista eccome. Partita approcciata in modo praticamente perfetto: la squadra è stata benissimo in campo e non ha concesso praticamente nulla (letteralmente, visto che il gol è arrivato con una pennellata da fuori) ai padroni di casa. Facile sfaldarsi su un campo come il Sant'Elia, contro una corazzata che sta facendo il suo in questo torneo – ovvero distruggere la concorrenza, escluso il miracolo Crotone. Ah già, Crotone. Un tasto dolente, una ferita aperta che ci avrebbe suggerito un Cagliari col sangue agli occhi contro le Fere. Una versione dei sardi che non abbiamo visto: loro, di certo, non erano nella miglior giornata della stagione, ma il merito è anche della invidiabile solidità e organizzazione messa in mostra dalle Fere – tanto che anche Rastelli l'ha sportivamente riconosciuto. Il Cagliari – ovviamente imbattuto tra le mura amiche in questa stagione – non perde in casa dal 2003: nessuno chiedeva ai rossoverdi il miracolo, ma una buona prova. Ne è arrivata una molto buona, sotto tanti aspetti: che forse rende la sconfitta in sè ancora più amara degli 0 punti portati a casa.

3 – La difesa funziona!

Torniamo a quanto detto sopra. Cosa ha concesso la Ternana al Cagliari? Solo singole incursioni in velocità dei suoi giocatori più talentuosi: soprattutto Farias, poi Di Gennaro e Barreca. E il gol, una conclusione da fuori. Per il resto, si contano soltanto eccellenti chiusure da parte dei difensori rossoverdi. Soprattutto i centrali sono stati sugli scudi, con ottime prove da parte di Meccariello, Masi e Gonzalez. La granitica difesa a 3 è stata una piacevolissima sorpresa: finalmente Breda è arrivato, dopo 18 turni, a poter proporre il suo 3-5-2 e il suo sistema difensivo preferito. Solidità e sicurezza su questi livelli, in questa stagione dove la Ternana ha sofferto soprattutto dietro – e soprattutto nel trovare gli equilibri giusti -, non li avevamo visti finora. Vero che le Fere non prendevano gol da 280 minuti: ma un'impressione così positiva la linea difensiva – sia a 3 che a 4, e soprattutto contro il miglior attacco del campionato (43 gol fatti prima di ieri) – non l'aveva mai data.

4 – Davanti le Fere sono (ancora) sterili.

Se la tenuta difensiva è l'aspetto positivo da trarre al Sant'Elia, la sterilità dell'attacco rossoverde è senza dubbio quella negativa. Le poche conclusioni pericolose arrivate – su tutte quelle di Busellato e Janse – non sono di attaccanti. E, inoltre, non hanno comunque sporcato i guantoni a Storari. L'inedito tandem pesante Dugandzic-Avenatti è intrigante: i due, ad inizio partita, fan vedere ottimi spunti per quanto riguarda la difesa del pallone per far salire la squadra e la lotta fisica contro gli avversari; ma vicini alla porta (ancora una volta, Avenatti) sono praticamente nulli, neutralizzati dall'ottima difesa sarda. Cambia il modulo, non la sostanza: dietro Falletti è poco incisivo, Janse spinge e si rende pericoloso, Furlan e Gondo non hanno grandi occasioni. Il discorso è sempre quello: il potenziale c'è, ma deve ancora esplodere. Soprattutto nella rapidità, imprevedibilità e incisività della manovra offensiva. Poi c'è il dato che non vorresti leggere: la Ternana non segna in trasferta da 385 minuti, dal gol match-winner di Palumbo a Vercelli. 5 dicembre 2015. Ad Ascoli, Cesena, Brescia e Cagliari le Fere non hanno segnato: un trend da arrestare immediatamente, a partire dalla trasferta di Livorno.

5 – Col Modena una partita fondamentale.

Contro gli emiliani si inaugura un trittico di partite chiave in ottica salvezza – tutti scontri diretti importantissimi, visto che la Ternana dovrà mettere una pezza alle sconfitte dello scorso girone -, reso ancora più importante dai risultati del ventitreesimo turno. Impietosi oltremodo con le Fere: la classifica si è accorciata tantissimo, verso il basso, e raccoglie in 6 punti l'intero "limbo" tra sogno playoff e incubo playout. Iniziata male, con la vittoria della Salernitana contro il Brescia, la giornata di campionato è proceduta peggio: il Latina ha battuto il Trapani a domicilio e l'Ascoli si è preso il "quasi-derby" col Lanciano. Qualora il Livorno dovesse battere, in casa, il Como in uno dei due posticipi, allora i rossoverdi tornerebbero ad avere la zona playout a -2. A quota 25 punti, occupata proprio dal Modena. E allora ecco che la partita di sabato, come quelle che verrano dopo, è fondamentale. Da non fallire.

 

Federico Trastulli

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