Le 5 cose che abbiamo imparato da Novara-Ternana
Vittoria incredibile, difficilissima anche solo da pronosticare alla vigilia, e assolutamente meritata, quella riportata da Novara da parte della Ternana. Ecco qualche spunto che possiamo trarre dall'1-2 al cardiopalma del Piola.
1 – 483 minuti dopo, ma non solo…
Il numero sopra indica i minuti da cui la Ternana non segnava lontana dal Liberati. Ovvero, dall'ormai celeberrimo gol di Palumbo a Vercelli del 5 dicembre scorso, decisivo per la vittoria. Ne abbiamo parlato in almeno cinque o sei occasioni e, finalmente, non dovremo farlo più. Ma le Fere ieri, fuori casa, non hanno ritrovato soltanto la confidenza col gol (anche eccessiva forse, visto lo splendido autogol di Biagio!), e non hanno soltanto invertito un pericoloso trend. Molto di più: i rossoverdi hanno centrato, per la prima volta dopo tante occasioni, l'importante obiettivo della continuità facendo mostra di due qualità da grande squadra: cinismo e capacità di soffrire. Uscire indenni dal campo del Novara è difficilissimo per tutti (8 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte in casa per gli azzurri, prima di ieri): la Ternana è riuscita a vincere. Con merito. E ora la classifica è diversa: e, volendo sognare ad occhi aperti, forse lo sono anche le prospettive…
2 – Quando Falletti accende i motori, non ce n'è per nessuno.
Perchè quel che fa El Baxho in campo è da macchina, non da essere umano. Quando decide di cambiare passo non lo prendi, e basta. Non ci sono storie, niente di cui discutere. Lui va, e tu difensore rimani fermo a guardarlo perchè lui va al doppio, forse al triplo di tutti gli altri. Quando prende palla appena dietro la linea del centrocampo e ha spazio per partire in progressione verticale, sai già 15 secondi prima che sta per segnare. Lo sai prima, è come una finestra sul futuro prossimo. Lo sapevo in tribuna stampa contro il Como (chiedere a qualche giornalista per conferme), come lo sapevo ieri. Contro il Novara un gol forse ancora più bello, sicuramente più pesante: Cesar ha fatto 8 e ora ci vede doppio. Le parole per descrivere l'incredibile – dal punto di vista tecnico come da quello atletico – sono finite. Solo un monito alla società per il futuro, visti gli illustri esempi remoti e meno remoti: operiamo cum grano salis.
3 – Biagio, a segnare, ci ha preso gusto!
Ma che combina Big Mec? Facile, fa vincere la Ternana! Anche ieri in gol, il secondo consecutivo, e stavolta decisivo ai fini dei tre punti. Corona un'altra prestazione maiuscola con la rete da mezzo voto in più in pagella e da due lunghezze in più in classifica: in settimana ci aveva raccontato di come la sua carriera calcistica sia iniziata con i portieri di fronte, non alle spalle, e a quanto pare o gli abbiam portato bene (come d'altronde, ieri, Toscano in tribuna alla Ternana: 1 su 1!), oppure il suo istinto da bomber sta emergendo in maniera prepotente ultimamente. Entrambe sono ipotesi possibili, soprattutto la seconda: visto che dopo il 2-0 la voglia di segnare è stata talmente incontenibile da portarlo ad una stupenda incornata, che ha gonfiato la rete alle spalle di… Mazzoni. Fortunatamente, solo un po' di sofferenza in più e la possibilità di poter parlare oggi dello sfortunato autogol con il sorriso sulle labbra. Ripetiamo quanto detto la settimana scorsa: dopo un periodo turbolento, un ragazzo esemplare e un forte giocatore come Biagio merita tutto quanto di buono sta raccogliendo in quest'ultimo periodo.
PS: comunque, dei tre, il terzo gol è nettamente il più bello!
4 – Mazzoni ha gli attributi.
Non serviva Novara-Ternana per appurarlo, nè tantomeno l'ennesima prestazione maiuscola (sempre puntuale e sempre capace di miracoli quando servono). Certo è che, ieri, tenere testa ad un ambiente piuttosto ostile (anzi, inaspettatamente ostile) come quello del Piola non era semplicissimo. Intendiamoci: non che dovesse avere chissà quali ripercussioni sui giocatori in campo. Semplicemente, senza farsi influenzare troppo. Mazzoni ha risposto ai fischi della curva novarese ad inizio ripresa, quando, dopo essersi spaccato un sopracciglio sulla carica di Evacuo e al momento della medicazione, era stato inondato di fischi e di insulti. In realtà, chi era sul luogo ci racconta che è stato un continuo "beccarlo" già dall'inizio della ripresa – evidentemente, un diffuso modus operandi in Piemonte con i portieri avversari sotto le curve dei tifosi di casa. Non importa: fatto sta che Mazzoni, con l'esperienza e la sua tigna da livornese, ha trasformato la carica dell'ambiente intorno a lui in energia positiva, proseguendo nel secondo tempo sulla falsariga della splendida prima frazione, per un'altra grande prestazione. Eccoli, gli attributi: da prendere ad esempio. L'ex Livorno è sempre più una colonna portante di questa squadra, in campo e fuori.
5 – Valjent, da terzino sinistro, ha sofferto.
C'è sempre una prima volta. Quando hai Valjent scritto sulle spalle, poi, sei legittimato ad aspettarti di tutto a livello di posizione in campo. Non che ci fossero alternative: l'emergenza in difesa, di cui la responsabilità è in larghissima parte della società, ha obbligato Breda a questo schieramento della linea difensiva a 4, quindi con Valjent terzino sinistro. Non c'è alcuna ragione valida al mondo per abbandonare il 4-2-3-1 in questo momento, e Breda lo sa perfettamente. Però ieri anche il poliedrico '96 slovacco ha sofferto il cambiamento. Normale, ci sta. Martin gioca in pianta stabile da terzino, ma in nazionale e sull'altra fascia. Questa era la sua prima nel quarto ruolo dei suoi ultimi anni. Sacrificio, abnegazione e applicazione: ieri, però, su quell'out ha sofferto, soprattutto contro Dickmann, e ha cercato spesso una posizione – nonchè movimenti e chiusure – più da centrale che da terzino. La sua prestazione è da 7, come abbiamo scritto nelle nostre pagelle: compie un paio di miracoli difensivi e, soprattutto, ha il merito di adattarsi, sempre e comunque, facendo anche discretamente. Si può solo crescere, ovviamente: ma Martin non è un terzino sinistro, e lui – come Breda – fa di necessità virtù. La speranza è che chi di dovere abbia osservato, stia riflettendo e sia pronto a fare mea culpa e, qualora fosse possibile, ad aggiustare le cose.