Le 5 cose che abbiamo imparato da Pro Vercelli-Ternana

Le 5 cose che abbiamo imparato da Pro Vercelli-Ternana

Grande prova della Ternana, che espugna finalmente il Piola di Vercelli in una partita che si è confermata – come da previsioni – difficilissima e molto combattuta.

1 – Eccolo, il carattere delle Fere.

Questa squadra ne ha di carattere, eccome. Perchè si può vincere e si può perdere, si può far bene e si può sbagliare; ma la maglia bisogna togliersela zuppa di sudore, sempre. Bisogna lottare sempre su ogni pallone, senza mai mollare un centimetro. Ed è esattamente quello che i rossoverdi hanno fatto ieri a Vercelli, in una partita difficilissima che ha imposto ai ragazzi di stare sempre sul pezzo per 90 e passa minuti. Missione compiuta: 3 punti d'oro in cascina e test ampiamente superato. Contro un avversario, va ripetuto e sottolineato, forte e mai domo, in una partita aperta e combattuta fino all'ultimo. Equilibrata, avvincente e "tosta" come solo certe partite di B sanno essere. La Ternana ha meritato di più di portarla a casa e, alla fine, ci è giustamente riuscita. Perchè? Perchè la personalità, questo gruppo, ce l'ha davvero. Al di là delle parole e della retorica. E nessuno – tifosi e giocatori stessi compresi – chiede altro a chi indossa la maglia rossoverde se non questo: giocare, sempre, da Fere. Essere Fere.

2 – Finalmente continuità, ma…

Ma continua ad essere senza mezze misure, la Ternana. Intendiamoci: non c'è un vero "ma". La vittoria di ieri è stata semplicemente esaltante e, senza nascondercelo, anche un po' inaspettata. Perchè è vero che – ora – le Fere sembrano star bene, ma la Pro stava meglio e faceva gli onori di casa. Vero anche che si è aperto il periodo (più precisamente, la settimana) più importante della stagione rossoverde e che, quindi, l'obiettivo è fare e raccogliere il massimo, sempre. Ma non è un problema affermare, con onestà intellettuale, che nessuno imponeva alla Ternana di tornare da Vercelli col bottino pieno: quello che si chiedeva era, finalmente, continuità, di prestazioni e di risultati, e soprattutto equilibrio. E il pari, effettivamente, ci stava e c'è stato fino a quando Palumbo non ha deciso di regalarci una perla splendida. Ora, ad Ascoli le Fere saranno attese da un altro banco di prova delicatissimo e, soprattutto, molto difficile, da tutti i punti di vista. Si punta sempre al massimo e non si butta mai niente, ma ora anche un pareggio – sulla carta – è accettabile. 4 punti nelle due trasferte consecutive (entrambe, peraltro, scontri diretti): tutti ci avremmo messo la firma. Breda compreso? Non crediamo, ed è giusto che sia così. Ma le partite propriamente "da vincere" sono altre: ad esempio Ternana-Como. Ad esempio, lo era Ternana-Virtus Entella. E scommettiamo che qualche pareggio "stabilizzatore", alla fine, non possa tanto essere sgradito in casa rossoverde, vista anche la pressione (a tratti eccessiva) alla quale è stata sottoposta la squadra per larga parte del girone.

3 – Simone Longarini è un unicum nel calcio.

Non si possono ancora dare giudizi sull'operato dell'amministratore unico rossoverde. Per giudicare servono i risultati, che per quanto riguarda una società sportiva passano principalmente dal campo. Certo, è ovvio che ognuno di noi, dopo qualche mese di gestione "simoniana", si sia fatto la sua idea a riguardo (influenzata o meno dal precedente decennio di storia della Ternana targata Longarini? Ognuno ha la sua risposta). Ma una cosa è certa: un proprietario così non si era mai visto. Il dinamismo e la passione, forse frutta anche dell'età insolitamente giovane, che Simone Longarini sta mettendo nel gestire e vivere la "sua" Ternana è fuori dal comune. Da qualche settimana è sempre al campo per gli allenamenti. Osserva, respira l'ambiente, scambia cenni d'intesa. Così come nel riscaldamento prepartita, così come a bordocampo. In poche parole: è presente. E la sua presenza, ovviamente, non può che fare del bene. Ma quello che traspare, da tante piccole cose, è anche e soprattutto un genuino affetto verso la sua creatura, visibile in diversi gesti: le esultanze, gli abbracci, la vicinanza insolitamente massiccia e anche, perchè no, un abbozzo di rapporto con i tifosi. Con i quali Longarini, presente anche a Vercelli, ha interagito al Piola. Svolta vera? Ripetiamo, è presto per dirlo e non si giudica neanche solo da questo tipo di osservazioni. Però, come ha detto Mazzoni nel postpartita: "La sua presenza fa bene alla squadra ed è diversa dall'atteggiamento che hanno presidenti di altre squadre". Incontrovertibile. 

4 – San Mazzoni c'è, sempre.

Che si tratti di uno o di dieci miracoli da compiere, il portiere livornese risponde sempre presente. Ieri Coly avrebbe potuto chiudere definitivamente la partita: ma chi ha chiuso qualcosa è stato soltanto Mazzoni, che ha tirato giù la saracinesca. Probabilmente non impeccabile sul gol di Mustacchio, ma non è questo che conta: Luca Mazzoni è sempre più una colonna, a livello tecnico e – soprattutto – a livello caratteriale di questa squadra. In sintesi: Mazzoni ha risposto presente ed è stato decisivo anche stavolta, anche a Vercelli. E dopo quasi cinque mesi e, soprattutto, 16 partite di campionato, possiamo iniziare a parlare di bilanci: perchè non era semplice raccogliere l'eredità di Alberto Brignoli. Ma questo operaio della porta ci sta riuscendo, eccome.

5 – Ora è ufficiale: auguri Antonio!

Perchè la notizia era nell'aria già da qualche giorno: ma dopo l'esultanza di ieri, è stata decisamente palesata. Antonio Palumbo diventerà papà fra sei mesi! Al centrocampista rossoverde, e alla sua Elena, vanno i nostri più cari e sentiti auguri per questa meravigliosa avventura. Intanto, alla sua famiglia e a tutto il mondo rossoverde Antonio ha fatto già un regalo magnifico. Un'incredibile conclusione dai 25 metri a gonfiare la rete sotto la Curva Ovest del Piola di Vercelli: gol incredibile, tre punti di platino e primo gol con la maglia delle Fere e in Serie B. Ma soprattutto, un'esultanza con dedica che più bella non poteva essere. Quel pallone, Palumbo, non se lo scorderà mai: perchè tra il gol e il pancione non poteva esserci emblema migliore di un futuro che tutti ci auguriamo (come sicuramente sarà) splendido. Ancora auguri, Antonio!