Doveva essere un Natale un po’ più sereno per i tifosi rossoverdi. Il “regalo”, per così dire, è stato invece recapitato da una Spal che viaggia sulle ali dell’entusiasmo: 4 gol e risultato umiliante. Diretto risultato di una bruttissima prova da parte delle Fere di Carbone, ora addirittura penultime in classifica. L’obiettivo, nel sacrosanto marasma di delusione post-Ferrara, è quello di condurre un’analisi quanto più oggettiva e costruttiva possibile, che comprenda, ovviamente, considerazioni di carattere generale, errori e, soprattutto, l’individuazione di qualcosa da cui ripartire.
1 – Troppa differenza, in difesa totalmente allo sbando
Partiamo dall’inizio: ovvero dal primo quarto d’ora, che a detta di tutti ha ammazzato la partita. Maglie più sbiadite in campo per la Spal, ma il “fantasma” è parso la Ternana, in un approccio alla contesa scioccante in cui si è evidenziato un trend che ha portato, nell’immediato, a ben due gol subiti e che si è riproposto per tutta la partita. Si tratta della disastrosa prestazione complessiva non solo della difesa, ma più in generale dell’intera fase difensiva, in particolare in due situazioni che spesso si sono riproposte: nelle transizioni offensive biancocelesti e nelle percussioni in area, dove spesso e volentieri gli spallini hanno fatto quello che hanno voluto. È mancato praticamente in maniera completa il filtro del centrocampo. Troppo disordine, troppe disattenzioni, troppa poca incisività. Quando la Spal attaccava, sembrava di star giocando contro una squadra di categoria abbondantemente superiore.
2 – Passo indietro completato: ricompaiono trend preoccupanti
Fortunatamente, si fa per dire, dopo i primi 15 minuti assolutamente da buttare in entrambe le fasi, la Ternana ha indubbiamente reagito e fatto vedere cose più dignitose in zona offensiva, arrivando anzi spesso davanti a Meret e con qualche buona occasione nel resto della partita. Ma, davvero, contro una formazione sì, forte e ben costruita, ma neopromossa è troppo poco, complessivamente, quanto fatto vedere in campo dalla Ternana. Che, dopo il filotto di 8 punti in 4 partite, non ha raccolto niente nelle ultime due e che ora si ritrova al penultimo posto in classifica, a +8 dal Trapani ormai praticamente spacciato. Non solo la classifica tornata a farsi orrenda, ma altri trend negativi sono progressivamente riemersi nel corso di questi ultimi impegni di campionato: difesa ballerina e attacco spuntato, troppi errori individuali e strutturali, gestione inefficace delle palle inattive e una condizione fisica tutt’altro che eccelsa.
3 – Ternana giù di tono fisicamente
Impressione abbastanza netta sia contro il Vicenza, che contro la Spal. Persa la stragrande maggioranza delle palle contese e delle situazioni a centrocampo e sulle fasce, zone del campo dove i duelli individuali sono stati sistematicamente vinti dagli uomini di Semplici. Emblematico il bello e cattivo tempo, infatti, fatto nel primo tempo da Beghetto sull’out sinistro e nella ripresa da Manuel Lazzari sull’altra fascia. Non che le minime differenze di età possano giustificare un predominio così netto. Anzi: che sul 3-0 (poi 4) sia la Spal, nell’ultimo quarto d’ora, a chiudere assediando l’area di rigore rossoverde è perlomeno preoccupante: non solo, evidentemente, dal punto di vista mentale.
4 – Avenatti, come stai?
La scelta di Carbone – solitamente restio a cambiare (l’allenatore rossoverde vuole comprensibilmente dare certezze alla sua squadra, sia a livello di modulo che di individualità: ma a volte restare fermi non è possibile, come con la difesa a 4 a Ferrara, sulla quale ha giustamente e onestamente fatto “mea culpa” a fine gara; servono alternative e nelle ultime 2 gare è emerso chiaramente. Ci sarà tempo per lavorare in ritiro) – di sostituire Marko Dugandzic dopo appena 45’ ha stupito un po’ tutti ed è suonata come una bocciatura, in caso legittima. La prova dell’attaccante croato, infatti, è stata davvero deludente. Ha sorpreso tuttavia l’inserimento, per ben 45 minuti, di un Avenatti che stava poco bene: passare dall’idea di “uno spezzone” a quella di un tempo è un cambiamento abbastanza radicale, dettato evidentemente dalla voglia di voler riprendere la partita e, allo stesso tempo, dalla mancanza di alternative (sarà necessario intervenire, e bene, su più ruoli nel mercato). Tuttavia, il problema ai flessori non è ancora risolto per la punta uruguaiana, che a Ferrara ha fatto vedere però qualche spunto interessante, di testa e non, nonostante una mobilità limitata. Recuperarlo al 100% sarà fondamentale per la partita contro l’Ascoli.
5 – Con l’Ascoli vincere è imperativo
L’avevamo detto anche prima del Vicenza e della Spal. Ma, stavolta come non mai, è ancora di più così. Dopo la striscia positiva, la Ternana di Benito Carbone era attesa da tre fondamentali partite per chiudere bene il girone, nelle quali almeno 4 punti parevano essere nelle corde dei rossoverdi. Le prime due, i rossoverdi, le hanno perse. Ora arriva il secondo scontro diretto, per di più casalingo, nell’importantissimo “mezzo-derby” contro i marchigiani. È ovvio che concludere con 1 o 0 punti in 3 partite il girone d’andata sarebbe veramente pessimo. L’Ascoli è a 4 lunghezze di distanza e vincere vorrebbe dire riportarsi a -1, forse emergendo un po’ dai bassifondi della classifica in cui la Ternana è infangata fino al collo. Finire a 23 punti vorrebbe dire inquadrarsi, soprattutto, tra quella quota 22-25 che finora, negli ultimi 4 anni di B, è sempre bastata alla Ternana per salvarsi, certo a fronte di gironi di ritorno positivi o ottimi. Ma, se tutto questo non bastasse, allora basti dire che è una partita da vincere, vincere e vincere. Con concentrazione e cattiveria, arrivando primi su ogni pallone: con la voglia di prevalere e fare bene, riscattando l’umiliazione di Ferrara. Ecco, un’umiliazione che magari, a fine anno, verrà vista con occhi diversi, sotto una luce diversa. Che il 4-0 di Ferrara serva per battere l’Ascoli: da qui deve ripartire la Ternana. Vincere. La vittoria non può più attendere.
Buon Natale e buone feste a tutti i lettori di TernanaNews!
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