Le 5 cose che abbiamo imparato da Ternana-Novara
Finalmente: è proprio il caso di dirlo. Finalmente la Ternana torna alla vittoria, finalmente non ci sono state sgradite “sorprese” nel finale di partita e, anzi, finalmente la fortuna è pure girata un po’ dalla parte dei rossoverdi.
1 – Dal Novara al… Novara
Contro i piemontesi, negli ultimi due anni, sempre le vittorie più pesanti: quelle che possono mettere fine ad un periodo negativo e restituire fiducia, nonchè soprattutto punti in classifica, ai rossoverdi. Anche nella scorsa stagione la Ternana aveva sconfitto in casa, per 2-1, i piemontesi azzurri, per i quali il Liberati è proprio uno stadio stregato: era la partita d’esordio di Breda sulla panchina delle Fere, alla sesta giornata del girone di andata, e i rossoverdi erano in ultima posizione anche in quella circostanza, dopo i KO contro Livorno in casa e Salerno all’Arechi. In quel caso si trattava della prima vittoria rossoverde in campionato: ieri è arrivata la seconda di questa stagione, ma mancava da così tanto tempo (9 turni e 52 giorni) che ha avuto comunque il sapore di piacevole novità.
2 – Tra alti e bassi, tanta (troppa) sofferenza in mezzo
Leviamoci subito il dente: non per dare troppo risalto agli aspetti meno positivi della vittoria contro il Novara, ma anzi per poter poi giustamente approfondire cosa ci è piaciuto, conducendo un'analisi, come di consueto, complessivamente imparziale e per quanto possibile distaccata. La Ternana ieri, tutto considerato, ha meritato la vittoria, anche se il pareggio non avrebbe di certo fatto gridare allo scandalo. Detto questo, il ritorno al bottino pieno è arrivato in una partita rocambolesca, fatta di tanti errori da una parte e dall’altra. Cosa non è andato? L’approccio alla partita è stato sbagliato in pieno, come ammesso anche dai protagonisti nel postpartita: gol a freddo dopo una partenza sprint del Novara e primi 15 minuti sulla falsariga della brutta prova di Avellino, soprattutto – è parso – a livello di atteggiamento. Poi, il gol assegnato a Di Noia (decisiva la deviazione dell’ex Viola – partita da dimenticare per lui – e il posizionamento sbagliato del portiere classe ’95 Pacini) ha dato tanta fiducia alla squadra, che è davvero “esplosa”, come da previsione di Carbone. Tre reti praticamente in un quarto d’ora e pratica parsa archiviata. Invece no: sono poi arrivati due peccati veniali di fila, con le Fere che hanno concesso due gol evitabilissimi (svirgolata di Valjent, rivedibile, sul 2-3 e doppia dormita generale – sullo stacco di Galabinov e sul tiro di un solissimo Kupisz – sul 3-4), consentendo al Novara di riaprire la questione per ben due volte. Il che ha portato al più classico dei “semo nati pe’ tribbolà”: 23 minuti finali di una sofferenza indicibile per i rossoverdi, che non possono abituarsi a tremare e far tremare i propri tifosi in ogni finale di partita. In questo periodo di tempo, due miracoli di San Di Gennaro (intervallati da una non-uscita, ancora una volta, da infarto) a salvare il risultato. Ma il problema più grande, a giudizio di chi scrive, è la quasi eccessiva prudenza con cui la Ternana è scesa in campo, ancora una volta, nel secondo tempo su situazione di vantaggio, schiacciandosi troppo e concedendo tantissimi spazi, in maniera poco aggressiva, agli avversari.
3 – Straordinari Avenatti e Di Noia
Bene, anche dopo un 4-3 abbiamo fatto le “pulci” a ciò che non ci ha convinto in casa rossoverde. Ora, diamo a Cesare quel che è di Cesare, perchè è giustissimo così, oltre che bello dopo una vittoria estremamente importante. Non solo perchè hanno firmato i 4 gol (non ne voglia Giovanni, ma dovrebbero essere 3!): Avenatti e Di Noia sono stati i migliori in campo della Ternana, disputando due prestazioni eccezionali a tutto tondo. Felipe è tornato ad essere il “gemello bello” della sua seconda stagione in rossoverde, e non solo dal punto di vista realizzativo (6 reti in 11 giornate di campionato, record finora per l’uruguaiano). Sponde, assist e tanta lotta in mezzo al campo, oltre ad una generosità straordinaria in fase difensiva nel momento di maggiore sofferenza: sempre con spazio per migliorare, ma sicuramente agevolato e non di poco dal lavoro certosino svolto alle sue spalle da Falletti e al suo fianco da un La Gumina sempre in crescita. L’ex Bari, invece, è un classe ’94 arrivato dalla Puglia con grandissime aspettative, visto quanto di buono fatto vedere negli ultimi anni. Dopo una partenza in rossoverde non da sogno, causa numerosi problemi fisici, e una partita da terzino sinistro contro un avversario tostissimo come Verdi ad Avellino, contro il Novara è arrivato un fantastico riscatto. Due gol (con un pizzico di fortuna), un assist e dedica speciale alla sua famiglia. Cosa volere di più? Il potenziale c’è ed è enorme, la possibilità di riscattarlo anche. Intanto benvenuto – anzi, bentrovato – Di Noia.
4 – Benito Carbone vuol dire umiltà e voglia
Effetto rinnovo sulla vittoria della Ternana contro il Novara? Non si può avere la certezza, certo che l’allenatore rossoverde non poteva festeggiare in maniera migliore la firma sul rinnovo che lo lega, nel ruolo di manager (presumibilmente: la società non ha dato indicazioni chiare), a via Aleardi fino al 2018. Ora, dopo Ternana-Novara è importante sottolineare, a giudizio di chi scrive, una realtà di per sè evidente, ma che non deve passare inosservata: Benito Carbone sta ancora prendendo le misure. È normale: si tratta, di fatto – Varese a parte -, della sua prima avventura in un campionato difficilissimo come la Serie B. Ma non è questo il concetto che deve passare: o almeno, non tanto che stia imparando a conoscere il campionato e la sua squadra, ma il come. Ovvero, con estrema umiltà e buon senso, mettendosi sempre in gioco con le sue idee e senza mai avere la paura o l’orgoglio di tornare sui propri passi, capire dove ha sbagliato e correggersi per migliorare, sempre. Non è un segno di debolezza, anzi: ci vuole coraggio e intelligenza. Gli esempi sono tanti e, finalmente, stanno iniziando a dare i frutti: primo e più evidente, Petriccione in mezzo alla mediana invece che mezzala. Ma potremmo anche parlare del riposizionamento, in settimana, di Palumbo a centrocampo piuttosto che sulla trequarti, dove non può non giocare Falletti; del ritorno di Di Noia nel più congeniale ruolo di mezzala sinistra di centrocampo; dell’ormai fisso e insostituibile tandem offensivo Avenatti-La Gumina. O ancora, e in maniera pure più evidente, dell’istantanea sostituzione di un Contini (assist a parte) in tremenda sofferenza per un ritrovato Alberto Masi. Insomma: Benito Carbone, come la sua squadra, ce la sta mettendo tutta, sta crescendo e anzi il suo atteggiamento sempre positivo sembra aver rivitalizzato diversi elementi della rosa, su tutti lo stesso Masi e Avenatti. Certo, c’è ancora da migliorare la gestione di alcuni momenti e, forse, anche dei cambi (perchè non Palumbo al posto di Palombi nel finale?): ma, piano piano, arriveranno anche queste migliorie. L’importante, intanto, è che la Ternana si sia rimessa in carreggiata dal punto di vista dei punti, di fatto in uno scontro diretto: alla fine dell’anno con quelli ci si salva. Perchè il cuore, Carbone, ce lo sta mettendo tutto e anche di più: basta osservare come vive la partita da bordo campo.
5 – Almeno non ultimi: si torna a respirare
Certo: la classifica rossoverde resta di quelle non molto incoraggianti. Ma, quantomeno, le Fere non sono più ultime in classifica e qualcuno dietro c’è: in attesa dei tre posticipi dell’undicesima giornata, la Ternana è fuori dalla zona playout retrocessione. Occhio, però, a quanto sta delineandosi in coda al campionato dopo un quarto circa di stagione: la graduatoria in basso è cortissima e non c’è il vero e proprio “materasso delle botte della situazione”. Cosa significa? Che si sarà da lottare, e in maniera dura come non mai nelle ultime cinque stagioni, davvero fino alla fine di questa Serie B per mantenere la categoria e che la quota salvezza potrebbe essere più alta rispetto agli ultimi anni. Quindi, armarsi di coltello tra i denti, pazienza e sangue freddo e lottare su ogni pallone, in ogni campo. A partire dal tostissimo posticipo di lunedì 7 novembre del Liberati contro il Benevento. A Terni tornerà Fabio Ceravolo e arriverà una matricola, sì, terribile, ma ora in mini-crisi, perciò affamata come non mai. Un incontro molto difficile, da preparare però con diversi giorni e, soprattutto, con quella serenità che mancava da tanto tempo e che, con i quattro punti in più che la Ternana forse meritava in questo periodo, si sarebbe potuta assaporare già prima di adesso.