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Longarini: noi siamo obbligati a scrivere, lei parli. Il vero capo si vede nei momenti di difficoltà

Caro Presidente, ora basta. Non scriva più. Non affidi alla penna, ma alla parola le sue idee. Accetti il dialogo e il confronto (anche duro) con la piazza, con la città e la tifoseria. Vede fantasmi dappertutto: magari parlare e farsi conoscere potrebbe aiutarla anche nel comunicare alcuni concetti.

Ci ha spiegato con una lettera chilometrica le sue ragioni. Vuole proprio sapere che ne pensiamo? Non siamo d'accordo praticamente su nulla. Avrà la stessa pazienza nostra nel leggere anche le nostre di motivazioni?

La sua lettera sembra una memoria difensiva. Pone l'attenzione su episodi marginali e su dinamiche aziendali parziali. Quando lei a giugno ha iniziato "in condizioni quasi estreme" ci aveva fatto una buona impressione. Eravamo tutti con lei. Poi però lei smise di parlare con Terni, quasi subito. Per poi non tornare mai più in città. Dice che all'inizio è stato tradito da un amico e da un DS plenipotenziario con cui si rivarrà in tribunale. Sul discorso ds abbiamo la nostra idea e ce la teniamo (non siamo avvocati) ma siamo certi che lo sapesse anche da prima quello che lei presume sia successo. Non le è invece venuto in mente che se un amico la lascia in un momento difficile il problema potrebbe dipendere anche da lei?

Lei dice poi di essere stato vicino alla squadra. Forse, se veramente vuole avere questo ruolo, dovrebbe viverla un po' di più la squadra. Forse fidarsi di più dei suoi collaboratori, forse avere dei feedback non da yesman per farsi dire quello che magari veramente sortiscono le sue visite nello spogliatoio. Brevi, ma intense. E poi finite. Lei non ha più parlato con la squadra Presidente, per metà stagione. Se lo ricorda? Non è più venuto a Terni? Come motiva la squadra Presidente? Come? 

Mettendo fuori rosa un ragazzo straordinario come Masi senza alcun motivo? Per poi tenerlo prigioniero l'anno successivo? Oppure sollevando dall'incarico un direttore sportivo amato dallo spogliatoio e di sicuro gran lavoratore perché nella sua filiera si era permesso di discutere un ordine. Andare in ritiro il giorno di Natale, dopo il pari interno con il Lanciano. Mi scusi presidente ma lei non accetta il confronto non solo con la stampa ma neanche con i suoi collaboratori… Così non si organizza un'azienda, ma un esercito. E neanche in esercito è prevista la pena di morte al primo errore: al massimo c'è una punizione.

Solo due errori lo scorso anno, scrive lei… A noi sono sembrati molti di più. Le abbiamo fatto ripetutamente delle domande a cui lei non ha mai risposto. Mai. 

Poi inizia una lunga spiegazione su come è andata quest'anno. I campi. Le richieste di Panucci, i silenzi di Larini. Vuole spiegarci e inscatolare i rapporti in una lettera e in una scala gerarchica. Il calcio, come le aziende, non sono così. Sono fatte di persone: e le persone bisogna conoscerle. Bisogna parlarci. Un'azienda va bene se il suo capo è stimato, non temuto. Se il suo capo dà l'esempio, non se assomiglia di più a un repressore. Opinioni personali, naturalmente. Ognuno sia libero di pensarla come vuole: ma il problema non è se lei ha dato disponibilità o meno a far cambiare il campo di allenamento. Il punto è che lei non ha neanche mai mandato un sms a Panucci in 40 giorni per dirgli "benvenuto mister".

Se capisce che una sua azienda è in difficoltà, per mille motivi, immaginiamo che lei ci metta le mani in prima persona. A Terni ha fatto il contrario, Presidente. Se n'è andato. Dopo Ascoli non l'abbiamo mai più vista. L'ultima sua dichiarazione è stato un monologo. E così ha fatto con la squadra. Ha interrotto i ponti. E quest'anno ha detto proprio (ai suoi dipendenti) che non sarebbe mai venuto perché non aveva tempo.

Poi non vuole essere disturbato? Ci mancherebbe, anche qui siamo nel campo della sua discrezionalità. Possiamo però chiederle per quale motivo non si avvale della consulenza di professionisti del settore? L'attuale direttore generale Capizzi che tipo di esperienza ha maturato come dirigente calcistico o fosse anche sportivo? Largo ai giovani, certo. Ma ai giovani con delle specifiche competenze.

Il calcio è non solo tecnica e tattica, è spogliatoio, e rapporti personali, il famoso gruppo. È armonia. Se il ds e l'allenatore (che peraltro ci risulta andassero d'accordo) non hanno più la capacità di essere autonomi cosa fa li cambia? Invece di capire le problematiche? L'anarchia che lei vorrebbe debellare non ci sarà di sicuro. Ma non si crescerà mai caro Presidente soprattutto se lei vede solo due errori e se pensa di aver sempre ragione lei.

Faccia come meglio crede, la società è sua. Anche se da sempre si dice che il primo proprietario di una squadra sono i tifosi e lei sembra proprio non tenerne conto. Dopo 12 mesi della sua gestione noi non siamo affatto soddisfatti, ed è un vero peccato perché si partiva da una visione comune del calcio e da propositi che sembravano più che auspicabili. Ora si faccia un giro a Terni, Presidente. Si renderà conto che in tanti non la pensano come lei. Che i 3mila dello stadio (2413 a dire la verità) sono venuti per la Ternana, non per lei.

Ci perdoni se l'abbiamo chiamata Presidente e non Amministratore Unico. Sappiamo già che è un errore, ma ci risulta più comodo. Riteniamo anche che sia l'unico da noi commesso…

Redazione TernanaNews

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