Lucarelli non c’è più. La sua immagine rimarrà associata per sempre alla storia della Ternana e non partirà quest’anno con i colori rossoverdi. Per la prima volta, indipendentemente dall’esonero.
Non c’è più neanche Bandecchi, almeno formalmente. Sempre in attesa della cessione, probabilmente non andrà in panchina (non avendo ruolo): sarà magari in tribuna come Sindaco, un ruolo diverso.
Non ci sarà neanche Defendi, il capitano. Quello che ci ha messo sempre la faccia soprattutto nei momenti difficili e che ha sempre avuto un sorriso rassicurante.
Chissà chi altro non ci sarà, ma l’atmosfera è quella di una fine corsa. Viste anche le offerte e gli interessamenti per Palumbo e Partipilo, di cui vi abbiamo raccontato.
Per questo nessuno sarà trattenuto a forza, immaginiamo. Ci sono interessamenti per i giocatori della Ternana: ma non c’è nessun muro alzato. L’unico muro è il rispetto: chiunque voglia i giocatori rossoverdi dovrà avere lo stesso rispetto (e dargli lo stesso valore) che la Ternana ha dimostrato di avere in questi anni: con contratti importanti e lunghi, non con le chiacchiere.
Il fatto che la Ternana possa essere a fine ciclo e che quindi abbia bisogno di cambiare, non significa che deve cambiare per forza o sottocosto.
I cicli finiscono: questo ci ha portato a una promozione straordinaria, storica, soprattutto per i numeri, e a due salvezze XXL, arrivate con largo anticipo e con vista playoyff. Abbiamo applaudito dei campioncini, abbiamo riabbracciato degli “amici”, ce ne siamo fatti di nuovi. Ma le cose cambiano. Cambiano prospettive, cambiano obiettivi. Cambiano ambizioni.
Nel calcio i tempi sono più brevi rispetto alla vita “normale”. La carriera di un atleta dura al massimo 15 anni. I rapporti sono più intensi, il risultato determina i contorni. E’ giusto anche che si colgano le occasioni. Da una parte e dell’altra, società/calciatori. Indipendentemente dalla società.
Nel calcio si cambia. E la Ternana sta cambiando, per trovare gli stessi stimoli e lo stesso talento di 3 anni fa. Per ritrovare un gruppo, come quello appena passato. Per ritrovare una visione condivisa da tutti senza dover trascinare stancamente nessuno.
Con la consapevolezza – come detto – di aver trattato tutti nel miglior modo possibile, avendogli dato il giusto peso all’interno della storia. Perché anche se la gratitudine non è di questo mondo (soprattutto di quello calcistico) ci deve essere sempre l’onestà intellettuale. Insomma: va bene (eventualmente) separarsi, ma senza avvocato e con il giusto valore.
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