Stadio Ternana, che intrigo!

Il progetto del nuovo stadio Libero Liberati

Un’affermazione del presidente D’Alessandro ha riaperto una discussione infinita
“Se il Comune mi da un’area lo stadio me lo faccio da solo”. E’ l’affermazione del presidente Stefano D’Alessandro che ha riaperto una discussione infinita. Un vaso di pandora che a stento restava sigillato dal suo coperchio, tolto il quale sono uscite in un battibaleno le diverse posizioni condite anche da piccole risposte anche risentite da parte dei diversi attori di una vicenda che va avanti da tre anni.

La storia è conosciuta ormai alla gran parte del popolo rossoverde. Il “Liberati” per dirla in modo colorito, sta perdendo i pezzi. Non è più funzionale e soprattutto non è redditivo come dovrebbero essere certi impianti sportivi, quelli che accolgono tanto pubblico. In più c’è la ghigliottina della certificazione del cemento armato in scadenza nel 2026.

Quindi c’è poco da girarci intorno: lo stadio ha bisogno di essere rifatto. Ovviamente sullo stesso sedime attuale per non investire altre aree e più ancora per dare un senso compiuto a quella “città dello sport” intuizione di Paolo Raffaelli, sindaco di qualche decennio addietro. Piscine, palazzetto e stadio, impianti di pregio, uno accanto all’altro. Operazione che mette insieme pubblico e privato perché il pubblico da solo non può, non ne ha la forza economica. Ma può concorrere come succede a Perugia.

Da qui l’idea di Bandecchi presidente della Ternana, quella chiamata “stadio-clinica” che sfruttando una legge dello Stato, mette insieme un impianto pubblico con una struttura privata a sostenerne parzialmente l’investimento. Progetto approvato dal consiglio comunale, passato al vaglio della Regione, pronto a partire quando la Ternana firmerà la convenzione che vede protagonista la Ternana Women proprietaria dell’area dove sorgerà la clinica.

Accordo fatto con Guida, messo in discussione da D’Alessandro

Con l’ex presidente rossoverde l’accordo era stato raggiunto ma D’Alessandro l’ha rimesso in discussione. Perché? “Non è un intervento che può essere patrimonializzato dalla Ternana” ha detto il numero uno rossoverde. In pratica la Ternana interverrebbe per oltre 25 milioni su un bene che, scaduta la convenzione (29 anni?) tornerebbe di totale proprietà del Comune.

Da qui il nuovo rallentamento. Non certo uno stop perché lo stesso D’Alessandro ha detto che “non si è fermato niente e alla fine, aggiustando il Pef e la convenzione, l’operazione potrà andare in porto. Però nel frattempo è saltata fuori un’altra opzione: l’acquisto del Liberati da parte della Ternana o, magari, anche la concessione dello stesso in diritto di superficie per 99 anni.

Il Comune può vendere lo stadio

La legge consente la cessione dello stadio previo bando europeo. E’ già successo in altre parti d’Italia, così come altrove è stata utilizzata l’opzione della cessione in diritto di superficie. Ci sono i precedenti della Juventus e dell’Udinese indicano la via del diritto di superficie (con pagamento di canone annuale al Comune). Atalanta e Cremonese hanno utilizzato la strada dell’acquisizione rispettivamente per 8,5 e 4 milioni circa. Quindi si può.

Tanto vero che la giunta Di Girolamo, prima di saltare, aveva avviato un processo per la vendita dello stadio alla Ternana di Bandecchi che aveva Ranucci presidente. Quindi si può. Certo è che questa strada rimetterebbe in discussione il progetto stadio-clinica e forse l’intero progetto di rigenerazione urbana. Questione di scelte quindi. E due certezze. La necessità di rifare lo stadio per migliorarne la fruibilità e la redditività che nessun restyling può garantire. La destinazione urbanistica dell’area che sport è da sempre e tale resterà.