Tre cose che tengo, tre cose che butto dopo Ternana- Frosinone

Tre cose che tengo, tre cose che butto dopo Ternana- Frosinone

Ancora una sconfitta, e ancora in casa, al Liberati, che quest'anno non riesce proprio a diventare lo stadio amico della Ternana. A bene vedere, infatti, sembra più terra di conquista per chi ci approda. Senza far drammi, e senza vestirsi a lutto, dobbiamo soltanto prendere atto che questo campionato è andato così, fra alti molto alti e bassi molto bassi. Capita a tutti, prima o poi, l'importante è sempre saperne tirar fuori qualcosa, anche fossero soltanto degli spunti per migliorarsi. E noi lo sappiamo, quanto la Ternana sia capace di migliorarsi, ce lo ha già dimostrato, quindi, con fiducia, andiamo avanti. Dopo una serata che lascia parecchia amarezza in bocca, quella sensazione da "poteva essere, ma non è", meglio partire dalle cose da buttare, perchè è sempre bene tenere le buone notizie alla fine, per rimanere ottimisti.

Butto l'attacco della Ternana. Non per mancanza di impegno, per carità. Tutte le punte che hanno giocato (tutti e cinque sono scesi in campo, perciò tutte davvero), ci hanno provato, ma nessuna di loro ha inciso realmente sulla partita. Vuoi che Avenatti e Ceravolo si sono caricati per mesi l'intero peso dell'attacco sulle spalle e adesso sembrano avere più poca brillantezza e di contro molta stanchezza, vuoi che Bojinov non riesca a tirar fuori le caratteristiche e la tecnica che possiede, complice anche quell'infortunio che lo ha tenuto fuori più di un mese e che ancora ne condiziona la prestazione, vuoi che Milinkovic e Dugandzic non riescono mai a trovare spazio per più di qualche minuto e questo non li aiuta quando vengono buttati dentro, fatto sta che il reparto offensivo, ieri sera, ha faticato davvero troppo. Non abbiamo saputo sfruttare le tantissime occasioni che ci siamo creati, e quando lo abbiamo fatto ci si è messa anche un po' di sfortuna, che pare non voglia abbandonarci quest'anno, si è affezionata a noi. Non ci serve vincere in goleada adesso, quello che serve è un gol più degli avversari.

Butto la tempistica dei cambi. Non siamo soliti riprendere l'allenatore nelle sue scelte, e non lo faremo nemmeno stavolta. La nostra è più una domanda, si cerca di capire come mai i cambi, ieri sera, siano stati effettuati con un po' di ritardo. Non tanto l'uscita di Bojinov per Ceravolo, anche se forse poteva esser fatta già ad inizio secondo tempo, visto che il bulgaro è rimasto in campo soltanto otto minuti nella ripresa, quanto l'ingresso di Dugandzic (al 75') e di Milinkovic (all'83'), quando ormai il Frosinone si era già coperto con l'ingresso di un altro difensore, Matteo Ciofani. Sono solo supposizioni e non certezze, ma forse far entrare almeno una delle due punte qualche minuto prima avrebbe potuto creare qualche problema in più alla difesa del Frosinone, già un po' in affano con due attaccanti rossoverdi in campo. Per la serie "tentar non nuoce", soprattutto se non stai ne' vincendo ne' pareggiando. 

Butto alcune decisione arbitrali. E pensare che il signor Di Paolo non ha, complessivamente, arbitrato male la partita, per lo meno non peggio di altri prima di lui. Molto poco inglese nel fischiare i falli, molto poco propenso a lasciar correre il gioco, ma nemmeno particolarmente amante dei cartellini. Peccato che questa sua direzione di gara abbastanza corretta e fiscale si sia improvvisamente interrotta quando Palumbo è entrato in aria con la palla e ha provato un tiro- cross insidiosissimo, che Cosic ha pensato bene di fermare con una mano. Di Paolo vede tutto, ma non concede un rigore che ci lascia quantomeno perplessi. Per dovere di onestà, sul ribaltamento di fronte, un giocatore gialloblu entra in area di rigore e viene contrastato da Meccariello, che in qualche modo lo butta giù: grosse proteste da parte del Frosinone, anche in questo caso l'arbitro fa cenno di proseguire, e anche in questo caso ci resta qualche dubbio. Oltre ad almeno un altro paio di falli di mano non registrati a nostro favore, negare due rigori, uno per parte, non mette in pari nulla ne' bilancia gli errori. La Ternana avrebbe potuto pareggiare, il Frosinone avrebbe potuto chiudere la partita, sempre dando per scontato che i tiri fossero andati a buon fine. Insomma, se c'è il rigore va dato, poi sta a chi di dovere realizzarlo.

In una serata storta e amara come quella di ieri, però, non sono mancate le note positive, che fanno sempre ben sperare per queste ultime quattro partite che ci aspettano. Vediamo, quindi, quali sono le tre cose da tenere.

Tengo la prestazione. Sembra un paradosso, visto il risultato, ma a ben vedere per circa 85 minuti sui complessivi 94 si è giocato a una porta sola. Al Frosinone la nostra difesa ha concesso il tiro che ha poi portato al gol (dell'ex, come fosse una maledizione), e un altro paio di occasioni realmente pericolose, per il resto una muraglia, tant'è che spesso i difensori facevano qualche incursione in attacco, vedi Popescu che ha sfoderato almeno due giocate offensive da manuale e Valjent che ha colpito il palo dopo un tiro da applausi. Il centrocampo ha impostato il gioco, ha servito palle gol e ha recuperato palloni in fase di non possesso, dai suoi esterni sono partiti moltissimi cross interessanti, mentre qualche centrocampista ha anche tentato la via del gol, su tutti Vitale e Gavazzi. All'attacco, come già ribadito, è mancata lucidità e brillantezza, anche se non si può dire che non ci abbiamo provato fino alla fine. Insomma, una prestazione buona, molto buona, che infonde ottimismo per quel che sarà il futuro molto prossimo: se giochiamo così e ritroviamo le punte possiamo stare abbastanza tranquilli.

Tengo Davide Gavazzi. Non me ne vogliano gli altri centrocampisti o i difensori, ma Gavazzi era davvero ovunque. Con tutta la stanchezza accumulata, non avendo più forse la facilità di corsa che aveva a metà campionato, di ritorno da qualche acciaco, pur non avendo disputato la sua miglior partita in assoluto, ieri sera è stato una vera e propia spina nel fianco del Frosinone. Un palo, tanti cross, tanta corsa, palloni recuperati a più non posso, una buona impostazione di gioco, qualche calcione preso, non ha mai mollato fino al triplice fischio dell'arbitro, non si è mai dato per vinto. Insomma, se Gavazzi non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.

Tengo la classifica. Anche questo aspetto sembra paradossale, se consideriamo di aver perso per la nona volta in casa. Eppure, per un motivo o per un altro, le nostre dirette concorrenti non riescono mai ad approfittare in pieno dei nostri passi falsi. E' vero, ieri sera chi stava dietro a noi ha fatto abbastanza bene, siamo stati raggiunti o superati di poco, ma ci sono state comunque quelle che sono rimaste li, a separarci i soliti due punti dai playout. Ora sta a noi fare il nostro, allontanarci e lasciare che a vedersela con la lotta per non retrocedere siano gli altri. Non si può sempre sperare che chi sta dietro sbagli.