Con la Tim Cup torna la nostra rubrica “tre cose che tengo e tre che butto” dopo la sfida vinta dalla Ternana per 2-0 contro il Pordenone. Un successo che, ricordiamo, consente alla squadra rossoverde di accedere al terzo turno della competizione e di sfidare sabato in trasferta il Cesena.
Cosa teniamo?
La prestazione perché una squadra incompleta, che faticherebbe contro una qualunque formazione di Serie B, piena zeppa di giovani ha mostrato buone idee di gioco e una tranquillità inaspettata. Contro una squadra più “anziana” e rodata la banda rossoverde ha giocato a testa alta, imponendo la propria idea dimostrando di saper soffrire e vincendo alla distanza.
La chiarezza di Panucci. L’allenatore ha deciso di metterci la faccia fino in fondo a prescindere da come andrà a finire. Ha detto di “volere il bene della Ternana” e di sapere cosa poter fare per migliorare il risultato finale dello scorso anno. Si è detto pure disponibile a discutere qualora l’obiettivo iniziale fosse cambiato e ridimensionato. “Non mi dimetto” ha ribadito più volte nel corso della conferenza stampa ma ha anche sottolineato che “la cena ancora riesco a metterla insieme”. Segno che a lui questa esperienza in rossoverde piacerebbe viverla fino alla fine. Ma come si dice in questi casi i matrimoni si fanno in due.
Infine teniamo i quasi 3000 del Liberati. La risposta del pubblico rossoverde c’è stata eccome. Eppure la società, al di la dei prezzi popolari di domenica sera ha fatto davvero poco per riaccendere la passione dei tifosi. In città c’è ancora voglia di calcio e fame di Ternana. e in un’estate priva di effetti speciali dal mercato il “personaggio” Panucci è l’unico elemento di discussione.
Cosa non teniamo?
Di sicuro il silenzio della società. L’amministratore unico si è rimangiato la parola. Il club aveva annunciato, tramite nota ufficiale sul sito internet, che Simone Longarini avrebbe presentato la nuova stagione durante il ritiro di Roccaporena. Nel frattempo siamo arrivati a ridosso dell’inizio del campionato e del numero uno non si ha traccia o quasi. Ma adesso una risposta a Panucci dovrà pur darla.
Stavolta non teniamo Fabrizio Larini. Al triplice fischio finale ha preferito salire sull’auto e andarsene piuttosto che fermarsi a parlare con la stampa o restare al fianco dell’allenatore che di li a poco avrebbe parlato a ruota libera. Anche il suo, così come quello della società è un silenzio che fa rumore, eccome.
Infine non teniamo l’organico. Avere la meglio del Pordenone (Lega Pro) soltanto nei tempi supplementari non può e non deve far dormire sonni tranquilli a nessuno. Questa è una rosa incompleta. E’ indubbio che al suo interno ci sono elementi interessanti ma per pensare che con questa squadra sia possibile fare meglio della passata stagione c’è bisogno di tanta immaginazione e di una fiducia davvero illimitata.
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