Dovevano arrivare tre punti, e tre punti sono arrivati. L'obiettivo stagionale era la salvezza, e la salvezza è arrivata, all'ultima giornata e con un po' troppi patemi d'animo, ma è arrivata. Contro il Varese doveva essere la partita del dentro o fuori, e la Ternana ha scelto di restare dentro, di giocare per la categoria, di vincere per i tifosi ma soprattutto per se stessa. A salvezza acquisita abbiamo deciso di lasciarci il meglio per ultimo, proprio come si fa col piatto che ci piace di più durante un pranzo o una cena, e di iniziare invece con quello che ci è un po' più indigesto all'inizio (anche se a dire il vero, di indigesto ieri sera c'è stato davvero poco).
Butto la pioggia. La partita della verità, la vittoria da cercare e trovare a tutti i costi per potersi garantire un posto nella prossima stagione di Serie B, un avversario già retrocesso ma deciso, giustamente, ad onorare la maglia fino all'ultimo, e che tempo doveva fare? Pioggia a non finire, dal primo all'ultimo minuto. Giocare un incontro così delicato e determinante con un tempo del genere non è facile. Il campo ha provato a reggere, ma certo gli ettolitri di acqua che si sollevavano ad ogni scivolata non davano l'impressione di un manto agevole da calpestare. Insomma, se avremmo dovuto faticare dieci, ieri abbiamo faticato cento, ma per fortuna e soprattutto per determinazione siamo stati ripagati.
Butto l'area di rigore sotto la Curva Est. E' un discorso che si riallaccia fortemente con la questione pioggia. Se il 75% del campo ha retto abbastanza bene, nonostante il maltempo galoppante, il restante 25% rappresentato dall'area di rigore, lato Curva Est, ha letteralmente fatto acqua da tutte le parti. Dovrebbe essere stata davvero una gran fatica giocare in quel rettangolo di Liberati, a fine primo tempo nell'area piccola si era addirittura formata una pozzanghera, che sarebbe potuta essere molto insidiosa. Fortunatamente così non è stato, ma probabilmente servirà prendere qualche provvedimento per il prossimo campionato. Oppure munirsi di stracci e secchio.
Butto la partita degli addii. Sia ben chiaro, non perchè non si sia d'accordo, ne' per scarsa fiducia nelle possibilità di chi andrà, ne' tanto meno per mettere in dubbio le decisioni di quelli che hanno deciso, volenti o nolenti, di cambiare orizzonte, per carità. E' un mero fattore affettivo: seguendo tutte le partite, tutti gli allenamenti, seguendo di fatto le vicende di ogni componente di squadra e staff tecnico, ci si lega ad ognuno e ci si affeziona, e poi diventa normale, anche nei festeggiamenti per la salvezza, sentire un pizzico di nostalgia. E' giusto così, però, che ognuno scelga e segua la sua strada, che insegua e realizzi i suoi sogni e obiettivi: in bocca al lupo a tutti, per tutto quello che sperate e ovunque sarete, con la speranza che la Ternana e Terni vi abbiano potuto dare quel qualcosa che ve le farà ricordare sempre con un po' di affetto.
Ci siamo. Le ultime tre cose che tengo al termine di una partita. Quelle tre cose che sono valse un campionato.
Tengo la prestazione della squadra. Nonostante la pioggia, il campo pesante, nonostante la tensione e la stanchezza, fisica e mentale, di fine anno, la Ternana c'è stata. In campo sono scese quattordici Fere, accompagnate da quelle che stavano in panchina e da quelle che non sono potute essere della partita. Nessuno ha smesso di crederci e di lottare fino all'ultimo, poco importava se a correre sull'erba intrisa di acqua si faceva fatica, la posta in palio era troppo importante ieri sera per mollare o accontentarsi. Il gol di Bojinov all'88' ci testimonia proprio questo: anche quando sembrava che ci si potesse fermare, perchè “anche così va bene”, i rossoverdi hanno continuato a spingere e a soffiarci.
Tengo la freddezza di Viola. Tirare un rigore, per giunta il secondo rigore di questo campionato quantomeno arido in questo senso, nella partita decisiva non è cosa da poco. Credo che nessuno avrebbe voluto essere al posto di Viola ieri sera, quando si è portato sul dischetto con una decisione e un sangue freddo da far invidia ad un cecchino. La partita era sullo 0-0, il primo tempo stava scorrendo via e tutto il peso dei potenziali tre punti era, in quel momento, sulle sue spalle, o meglio ancora sul suo piede. Ma il centrocampista è rimasto lucido, ha avuto coraggio e con grande freddezza ha battuto il rigore che ci ha consegnato il vantaggio, il più importante della stagione. Bravo Nicolas, la nostra salvezza è passata, in buona percentuale, anche dai tuoi piedi.
Tengo l'esultanza. Tutta, quella in campo, quella in panchina e quella sugli spalti. Quell'urlo di gioia che ha il sapore della liberazione, quegli abbracci e quelle pacche sulle spalle che sanno di stanchezza e tensione lavata via in un momento, quello scherzare fra compagni che dimostra che nonostante le avversità questa squadra è stata sempre squadra e mai singoli. Il giro di campo finale, con alcuni giocatori davvero emozionati, è stata la degna chiusura che è andata a sancire nuova armonia fra chi gioca e chi tifa, perchè tutti ci siamo salvati ieri sera. Una piccola nota a margine, senza nulla togliere a nessun altro, credo la meriti il giro di campo, quasi in solitaria, di un Alberto Brignoli visibilmente commosso e felice, che ha voluto salutare, con buona probabilità, per l'ultima volta i suoi tifosi: da brividi.
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