Una mossa suicida: altro che B. Ecco perché Abate è stato esonerato
Senza fare troppi giri di parole: ci proverà – probabilmente – il presidente a spiegarlo. Il motivo dell’esonero di Abate è tutto famigliare.
Abate non è più l’allenatore della Ternana. E già questo è bastato per gettare nel panico l’intera tifoseria.
Ma attenzione: il motivo, probabilmente, è ancora più clamoroso. Abate non è più l’allenatore della Ternana perché non ha voluto mettere in lista (fra i potenziali convocati) il figlio del presidente Mattya D’Alessandro.
Senza nulla togliere a Fabio Liverani a cui Terni è sentimentalmente legata, e a cui auguriamo di poter centrare l’obiettivo, il motivo dell’esonero di Abate è sconcertante.
Un allenatore che alla prima esperienza ha portato la Ternana (sul campo) a -1 dalla vetta) con il miglior attacco e la miglior difesa del girone, che era in assoluto controllo della situazione e del gruppo, che aveva indirizzato la campagna acquisti secondo le proprie necessità (sempre insieme al direttore Mammarella) ora non è più l’allenatore della squadra perché si è rifiutato di mettere in lista Mattya D’Alessandro, il figlio del presidente.
La più grande anomalia mai vista nel calcio professionistico
Andiamo a memoria: non ci è mai successo che un presidente di una squadra avesse un figlio che giocasse nella propria società. Averlo in organico è un problema non tanto per l’allenatore, quanto per tutto il resto. Chi può sentirsi libero con il figlio del presidente nello spogliatoio, chi può pensare che sia lì per meriti, chi può pensare che non abbia un trattamento diverso dagli altri.
Il problema di Mattya era già stato affrontato, non senza momenti di tensione, all’arrivo del presidente D’Alessandro. Ma di comune accordo con tutti sarebbe stato risolto dal mercato: era giusto che Mattya andasse a fare esperienza altrove, che trovasse la propria strada e la propria indipendenza. Così non è stato e alla fine chi paga è l’allenatore, che non si piega (come peraltro gli era successo anche in passato) a queste logiche.
Ora è rischio anche la posizione di Carlo Mammarella, che è sempre stato vicino all’allenatore rossoverde, appena rientrato a Terni dopo il ricovero a Legnago.
E resta da vedere come digerirà la squadra questo clamoroso cambio di guida tecnica.