Visti dalla curva – Al Liberati è una tortura, ma la squadra deve ripartire. E i tifosi?
Arrivati a questo punto, possiamo parlare di tortura. È una tortura. A tutti gli effetti. Passi (si fa per dire) l'incapacità di trovare la continuità, miraggio che la Ternana va cercando da quand'è tornata in questa categoria. Siamo abituati, ormai, a viaggiare in zona retrocessione. Il problema è un altro, piuttosto. È una tortura perdere tutte queste partite in casa. Sfianca i tifosi, già provati da anni di sofferenze. Lascia senza forze anche quelli più fedeli, quelli che non si perderebbero una partita allo stadio neanche il giorno di una cerimonia irrinunciabile. Perché è una tortura che dura da mesi, mesi e mesi.
La vittoria della Virtus Entella sul nostro campo ha molto in comune con altre torture a cui abbiamo assistito. È stata la vittoria di chi, senza fare gli straordinari, si è portato a casa i tre punti. A Terni è sufficiente segnare: basta una ripartenza, un calcio piazzato, un'imbucata. Basta poco per segnare. A volte bastano anche tre passaggi. Tiro, gol e palla al centro. Di contro, il problema è che la Ternana ha bisogno di una vita per segnare. La Ternana non è in grado di arrivare in porta, non riesce a costruire brevi, ma essenziali ed efficaci trame di gioco che le permettano di battere a rete. La Ternana a centrocampo recupera qualche pallone, però poi qualcosa non va. La Ternana non è in grado di arrivare al tiro. Fa girare la palla, pare indossare i panni di chi deve fare la partita a tutti i costi anche se non vorrebbe. Allarga il gioco, piazza qualche cross. Ma il più delle volte è fuffa. E quando vai sotto di due gol, con i soliti errori marchiani, è difficile rimontare. Puoi provare a metterci il cuore, ad attaccare con le armi che hai, ma il danno è fatto. Gli avversari non ti concedono il lusso di farsi bucare, anche perché, arroccandosi dietro, lasciano poche speranze ai rossoverdi, che già in condizioni normali fanno fatica a rendersi pericolosi. Come se non bastasse, i rossoverdi troppo spesso sembrano apatici. Rassegnati ad essere travolti dagli eventi. Al derby avevamo già avuto un assaggio di quella che sta diventando una costante: i nostri giocatori non hanno neanche l'orgoglio e la forza di andare a ringhiare agli arbitri, che mai riescono a farsi apprezzare per le loro direzioni di gara. Qui non c'entra la personalità. Non bisogna avere personalità per chiedere conto di quello che sta accadendo, rincorrerli, mettergli pressione, farsi sentire e rispettare. Se manca anche la voglia di farsi rispettare – oltre che le soluzioni per vincere – non si va lontano.
La tortura è tornata in scena. Non bastava il derby. Non bastava farsi schiantare dall'Avellino. Abbiamo perso di nuovo al Liberati. Contro ogni previsione o fantomatica legge dei grandi numeri. Ormai, però, è andata. Ad aspettare la Ternana, sabato prossimo, c'è il Crotone. Per la squadra il campionato continua, essendo una professione. E i tifosi? I tifosi sono stremati. E pensare che a volte ci si chiede come mai lo stadio sia vuoto e per quale motivo sia presente soltanto lo zoccolo duro, ad incitare questa squadra. La risposta, per chi ancora avesse dei dubbi, sta nell'ennesima figuraccia casalinga. La Ternana davanti alla sua gente non diverte, non vince e neanche pareggia. E lo stadio sarà sempre meno attraente. Quante altre sconfitte serviranno per spiegarsi la desolazione degli spalti? Più ovvio di così…