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Visti dalla curva – La batosta del Manuzzi è una tragedia? Dipende…

Per giudicare le partite della Ternana bisogna mettersi d'accordo su una cosa. Una partita persa è sempre una partita persa e un errore è tale a prescindere, ma c'è una cosa che può portare a un giudizio piuttosto che a un altro. Una discriminante a monte di qualsiasi assoluzione o condanna: quel che si pensa di essere e dove si vuole arrivare.

A supporto di questo assunto potrebbe esserci proprio una partita come quella di Cesena, la quale ha dato un responso chiaro, purtroppo, ma diversamente interpretabile. Non è la storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, perché quando torni a casa con quattro pere nel canestro che cosa vuoi salvare? Si tratta più che mai di decidere una volta per tutte se questa squadra ha il compito di salvarsi tra la terzultima e l'ultima giornata. O siamo ancora convinti che deve fare un campionato diverso? La risposta potrebbe essere scontata: basta buttare un occhio alla classifica, che da inizio campionato è cambiata un po', ovviamente, ma il senso è sempre quello. Potrebbe essere scontata ma non è così. Non è per questo che si è mossa la società (dicono). Non è a questo che si sono rassegnati tutti i tifosi, sopratutto quando la squadra dà l'idea di imboccare temporaneamente la strada giusta. Se la Ternana deve salvarsi, anche all'ultimo minuto dell'ultima partita, possiamo buttarci alle spalle Cesena e ricominciare senza drammi. D'altronde giocavamo contro una delle migliori cinque squadre del torneo. In crisi, sì, ma pur sempre una grande squadra. Siamo pure stati in partita per più di un tempo e mezzo, costruendoci le occasioni per pareggiarla (bravo il portiere Gomis). Poi, quando la Ternana ha preso il secondo gol sul secondo grave errore, è rimasta senza punte e senza la possibilità di reagire. È letteralmente crollata, subendo altre due reti e portandosi a casa un risultato troppo cattivo. Cesena in ottica salvezza non è una tragedia, è l'ennesima sbandata con l'ennesima giornata tragicomica della fase difensiva. Diverso è il discorso se pensavamo di andare a Cesena, forti del 4-0 rifilato al Como, e cominciare la rincorsa ai playoff. In quest'ottica Cesena potrebbe essere stata la fine. Addio ai sogni, perché la realtà continua ad essere ben altra cosa. Prendere quattro gol e crollare così pesantemente significa avere una serie di debolezze che una squadra con ambizioni, arrivata a dicembre, non può avere.

Potrebbe essere il caso di cominciare a vivere con consapevolezza la nostra dimensione. Quella di una squadra che deve lottare per salvarsi. Perché le chiacchiere sono belle, sognare è il sale del tifoso, ma il campo dice un'altra cosa. Accorgersene tardi potrebbe essere pericoloso per Vitale e compagni e irritante per i tifosi. Un conto è andare in campo con l'idea di essere una squadra forte e incompresa che prima o poi scalerà la classifica. Un conto è andare in campo con la cattiveria necessaria per calarsi nella parte che ci compete. In quest'ottica niente drammi, anzi sembra l'unica medicina per tirare avanti abbozzando un sorriso, perché tra tre giorni c'è il Lanciano. Se dobbiamo salvarci è già il momento di catapultarci con rabbia al prossimo appuntamento, senza piangerci addosso e tirare avanti per giorni coi processi. Il tempo va speso bene: su la testa.

Riccardo Fidenzi

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