Visti dalla curva – La paura c’è ma non serve: ecco come ci si salva
S'è detto più volte, la scorsa settimana, ma la sconfitta contro il Carpi è un motivo per ribadirlo. Pare arrivata ad ulteriore conferma del fatto che questa crisi ricorda proprio quella del girone d'andata. Stesse avversarie e soprattutto stesso copione. I tifosi più attenti ricorderanno che il filotto negativo, in quel periodo, si era allungato al punto di costringere la piazza a interrogarsi sull'opportunità o meno di contestare, e i più pessimisti a darsi per morti. In campo, e questo è quello che conta, lo scenario era più o meno lo stesso.
La Ternana di allora, come quella di oggi, non riusciva proprio a uscire dalla situazione. Però non sembrava né allo sbando, né disunita. Dava segni di vita, tuttavia per un motivo o per l'altro non raccoglieva nulla. E quindi, come già accennato, divise in due la gente: da una parte pessimisti e contestatori, dall'altra ottimisti e sostenitori. Oggi, da questo punto di vista, la scissione è meno marcata per un motivo semplice: il periodo. Una classifica del genere in un periodo del genere fa paura. I pessimisti surclassano gli ottimisti, perché il timore di chiudere la stagione con lo spettro della retrocessione vince su tutto e innervosisce l'ambiente. La tensione vista a fine partita, con la squadra chiamata sotto le curve, è la dimostrazione che adesso la paura vince. I ragazzi sono andati con coraggio a prendersi una sonora e sacrosanta strigliata. Per salvarsi servono i punti e la Ternana ha smesso di farli. Per questo la strigliata è stata sacrosanta e la paura vince.
Poi, come sempre, oltre ai numeri ci sono le partite, e hanno sempre qualcosa in più da dire. I numeri, da settimane ormai, dicono che è tutto da buttare. Le partite, però, dicono che la Ternana non è morta. La Ternana a tratti gioca, a tratti si costruisce palle gol, a volte segna. Altre volte non gioca, subisce i gol e non riesce a farli. La Ternana contro il Carpi ha giocato e ha anche creato occasioni, ma ha preso gol su un maledettissimo calcio piazzato e non è riuscita a rimediare. E poi, come sempre, oltre alle partite c'è il contesto, e ha sempre qualcosa in più da dire. Il contesto ci ricorda che la Ternana è una squadra giovane, sola e spavantata. Giovane, sola e spaventata. Mai dimenticarlo. E se ha dei limiti, è perché è stata costruita con dei limiti.
E' giusto che la paura dei tifosi, a caldo, vinca. E' giusto che a fine partita ci sia un mix tra delusione e rabbia. A partire dal giorno dopo, però, bisognerebbe ricominciare a interrogarsi. A bocce ferme e a nervi saldi. La squadra è allo sbando? No. La squadra è disunita? No. La squadra sta mollando? No. Il Carpi ha meritato di vincere? No. La domanda più importante è un'altra: la paura serve? No, no e no. Dobbiamo rialzarci subito, anche noi tifosi, e sperare di tirarci fuori da questa situazione proprio come accadde nel girone d'andata. Dopo tante sconfitte, a Bari vincemmo soffrendo e la stagione cambiò. Bastò un gol di Avenatti e una prestazione di sacrificio. Adesso la paura non serve, c'è ma bisogna gestirla, soffocarla: adesso ci giochiamo tutto. Ci aspettano dieci finali in cui bisogna marciare uniti per conquistare quello che era l'obiettivo di inizio stagione: la salvezza. Dobbiamo lottare, speravamo di no ma lo sapevamo. Mantenere la categoria è l'unica cosa che conta.
Si riparte al Tombolato contro il Cittadella, in uno scontro salvezza che mette apprensione al solo pensiero. Ma non abbiamo scelta, dobbiamo crederci. Senza paura. La paura non serve. Se qualcuno pensa che siamo morti o spacciati può farsi da parte. Chi non ci crede prende in giro sé stesso, continuando a divorarsi il fegato, e non è utile allo scopo. Per questo può farsi da parte, non perché non sia libero di pensare di essere retrocesso. Un messaggio, invece, per chi vuole crederci: adesso bisogna tirare fuori le pa…! Lo abbiamo chiesto giustamente alla squadra ma i primi dobbiamo essere noi. Noi con loro, prima di loro, fino alla fine. E poi sarà quel che sarà.