Nessuno è senza colpe. Quando si affonda così non ci sono scuse per nessuno. Né in campo, né in panchina, né (e soprattutto) in Via Aleardi. Se la Ternana continua a perdere in casa non possiamo continuare ad assolverla, magari consolandoci con le occasioni da gol collezionate dai rossoverdi. Oppure con il fatto di aver visto la nostra squadra giocare quasi sempre a ridosso dell'area di rigore avversaria. Quando si affonda così, in una sfida quasi decisiva, non ci sono occasioni da gol, azioni o assalti che tengano. A Terni non si può perdere sempre. Perché adesso non c'è più scampo: bisogna necessariamente fare punti negli ultimi 180 minuti della stagione e questo andava evitato.
La Ternana in dieci anni di gestione Longarini si è salvata due volte all'ultima giornata di campionato, due volte alla penultima e una volta alla quartultima. In altre due circostanze è addirittura retrocessa. E oggi si trova a un passo dal baratro dei playout. Vale la pena ricordarlo sempre. Sempre. Perché in undici anni c'è solo una cosa che non è cambiata. Poi ci sono direttori sportivi, allenatori e giocatori che passano. In questo momento lo staff che calca il campo sei giorni su sette si è cacciato in una situazione di classifica pericolosissima, perché sta raccogliendo meno di quanto semina. E se raccoglie meno di quanto semina non dipende solo dalla sfortuna. Non dipende solo dai limiti, evidenti, dell'organico messo in piedi in Via Aleardi. Dipende anche dagli errori che commette. Errori che ieri sono stati più che altro di finalizzazione.
Il rammarico più grande è ritrovarsi in questo scenario da brivido dopo aver sperimentato il valore delle squadre avversarie, soprattutto quelle che hanno raccolto un numero di punti simile a quello della Ternana. Squadre scarse, che sono venute a Terni a segnare un gol per poi trascorrere il resto delle partite senza giocare un pallone. Questo è il rammarico grande. La Pro Vercelli è l'ennesima squadra mediocre che si è portata via tre punti pesantissimi dal Liberati. Poi è normale che a fine partita, il Liberati, coi playout a un passo, si faccia prendere dalla sconforto e dalla paura, mettendo alla gogna la squadra. I punti non si conquistano tirando e basta. Bisogna segnare.
Sabato prossimo a Modena c'è un'altra finale, più finale di quella giocata ieri. Che dire più di questo? Una finale e stop. Si porterà via una settimana di accuse e contestazioni in tutte le salse. Sicuramente ricompatterà anche un po' l'ambiente, perché finché non c'è playout c'è speranza che playout non sarà.
Ricominciamo.
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