Nella sua panoramica sulla Ternana, il Corriere dello Sport analizza anche il profondo legame fra Terni e la sua squadra e la casa delle Fere, il loro stadio.
Dal 1925 al 1969 le gare interne della Ternana si sono disputate al Viale Brin, detto "la Pista", situato all'interno delle acciaierie; dopo il suo smantellamento l'ingegnere Leonardo Buracchello progetta il Libero Liberati intitolato al noto centauro scomparso appena 7 anni prima. La capienza attuale del Liberati, nonostante i suoi 22000 posti, è di 14995 spettatori; il campo di allenamento è il Taddei, mentre la Primavera gioca allo Strinati.
Per terminare il viaggio nella ternanità, si parla di simboli, nomi e colori: da oltre 50 anni la Ternana è conosciuta come le Fere, grazie a Sergio Tonini, calciatore che grazie alle sue reti riportò i rossoverdi in C nel 1963/64 dopo anni di anonimato, soprannominato la Fera, la belva. Il simbolo delle Fere è la Viverna, o Drago Thyrus, un rettile alato simbolo di alcune casate salite al potere con rapide ascese, mentre i colori, il rosso e il verde, sono unici nel calcio professionistico nazionale, e molto rari in campo internazionale (Maritimo Madera in Portogallo, Sedan in Francia, Lokomotiv Mosca in Russia e Diyarbakirspor in Turchia). La Ternana è legata da 92 anni da un amore profondo con tutta la città, tanto che Barendson scrisse: "poche volte si è visto assomigliare una squadra al proprio ambiente come è avvenuto a Terni".
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