CdU – Contro il Vicenza una Ternana troppo sfrontata
In una partita vissuta “sulle montagne russe” – si legge nell'edizione odierna del Corriere dell'Umbria – come Ternana-Vicenza (disceto avvio, blanda reazione allo svantaggio, timido risveglio poco prima dell’intervallo, ottima fase iniziale della ripresa, brusca flessione dopo la metà del secondo tempo) sarebbe stata necessaria una lettura più oculata dei momenti di difficoltà. Insomma, le Fere, facendo propria l’esortazione espressa da mister Carbone alla vigilia del match, avrebbero potuto e dovuto accontentarsi del pareggio. Del resto se dopo il momentaneo (splendido) pareggio di Petriccione si sfiora il raddoppio-sorpasso con Falletti (palo esterno) e poi si vede progressivamente scemare il proprio tasso di pericolosità è (o sarebbe) opportuno regolarsi di conseguenza, cercando di “congelare” l’incontro. Soprattutto se gli avversari, grazie ad un Orlando straripante sulla destra, pungono con veloci ripartenze, creando evidenti apprensioni al tuo pacchetto arretrato. E invece nessuno coglie le avvisaglie (di assoluta evidenza) e così si continua ad attaccare a testa bassa col doppio centravanti (Avenatti e Dugandzic, all’esordio stagionale), anche a costo di accettare l’uno contro uno sulle veloci ripartenze avversarie. Atteggiamento eccessivamente temerario. E così sull’unica palla persa a centrocampo da Petriccione (per il resto impeccabile) scatta l’ennesima fuga palla al piede del sovra-citato Orlando, con cross basso per Urso, fermato irregolarmente da Zanon, che cerca (invano) l’anticipo sul pallone ma si scontra col centrocampista biancorosso, frenandone la corsa. Il fallo (al di là delle intenzioni del terzino rossoverde) c’è e viene inevitabilmente sanzionato dall’arbitro, che sbaglia altre valutazioni (proprio Urso viene graziato un paio di volte nel primo tempo mentre Di Noia viene ammonito senza motivo) ma nella circostanza adotta la decisione giusta. Poi lo stesso Di Noia perde la testa e a tempo scaduto cerca (e ovviamente trova) la seconda ammonizione con un imperdonabile fallo di frustrazione. Ma questo è un altro discorso".