Messaggero – Il ricordo della carriera di Bronzetti

Dalla campagna di Porzano, quattro case nei pressi di Giuncano, una frazione del comune di Terni, in Val di Serra, al “Santiago Bernabeu”, il mitico, leggendario, stadio del Real Madrid. E’ la sintesi della vita, straordinaria, di Ernesto Bronzetti – il 13 febbraio avrebbe compiuto 69 anni – morto ieri mattina nella sua casa di Terni, in Via Guglielmi, in pieno centro; accanto a lui, quando se ne è andato per sempre, con grande dignità, c’era tutta la sua famiglia, che amava sopra ad ogni cosa: sua moglie Oretta, le tre figlie Ellita, Elisabetta e Letizia. Bronzetti, nelle sue numerose e famose operazioni di mercato ha trasferito giocatori di fama mondiale. Al Milan, grande amico di Adriano Galliani, aveva portato giocatori del calibro di Rivaldo, Kakà, Ronaldinho, operazioni che gli valsero la qualifica di consulente della squadra rossonera negli anni dell’ultimo grande Milan, quello stellare, di Carlo Ancellotti. Tra le sue operazioni di mercato più famose c’è anche la vendita di Christian Vieri, dalla Juventus all’Atletico Madrid, il trasferimento di Luis Figo, dal Real Madrid all’Inter, l’arrivo dell’attaccante bulgaro Stoitchkov al Parma e del trasferimento dell’attaccante, nazionale romeno, Raducioiu in Spagna. Gli ultimi “affari” del “Direttore” risalgono ad un paio di mesi fa e sono legati all’arrivo di Carlo Ancellotti – Bronzetti era il suo procuratore – sulla panchina del Bayern Monaco e del trasferimento del terzino brasiliano Danilo dal Porto al Real Madrid, soffiato in dirittura di arrivo ai “nemici” storici del Barcellona. La sua fama diventa quasi mitica per aver “mosso”, si dice così nel gergo calcistico, sette palloni d'oro: Kakà, due volte, Stoitchkov, Ronaldinho, Rivaldo, Figo e Ronaldo. I RICORDI Ma quando inizia la favola di Ernesto Bronzetti nel mondo del calcio? Da ragazzino, in realtà, non eramolto pratico a giocare a pallone e aveva deciso di iniziare a fare l’arbitro – il calcio gli piaceva troppo – poi aveva dovuto lasciar perdere il fischietto quando si trasferì a Mestre dove era stato assunto alle Poste. La sua carriera nel mondo del lavoro inizia come portalettere, il postino, anche se in realtà la sua passione era da sempre il calcio e quando Ovidio Laureti, assessore al Comune di Terni e responsabile del settore giovanile della Ternana, lo invitò a segnalare alla società rossoverde giovani bravi, capì che quello sarebbe diventato il suo mestiere. Alla Ternana, al settore giovanile, inviò subito, quell’anno, due ragazzi di belle speranze: Eusebio, un difensore che vive a Terni, e un certo Favaretto, talentuoso centrocampista veneziano. Quelli, quei due ragazzini, furono i primi due giocatori “acquistati” da Ernesto Bronzetti. 

Dopo quelle prime piccole operazioni di mercato in Laguna, Bronzetti inizia la sua carriera di direttore sportivo; lavora in particolare al Sud – ma c’è anche una parentesi a Treviso – dove la sua fama diventa sempre più conclamata. Poi il ritorno in rossoverde. Lavora con il Barletta, con la Cavese, con il Foggia, il Palermo, il Taranto e poi finalmente il ritorno alla Ternana nella stagione storica dello spareggio di Cesena. Quell’anno, era la stagione ’88-’89, campionato di C2, fu proprio Bronzetti a portare a Terni l’imprenditore siciliano Gaspare Gambino e l’allenatore Claudio Tobia. La società era appena fallita e solo grazie a lui il calcio, a Terni, non finì. La stagione, in verità, si concluse in maniera esaltante. A Cesena arrivarono, a sostenere la squadra, 15 mila ternani e le fere vinsero lo spareggio contro il Chieti, dopo i tempi supplementari, ai calci di rigori, e Bronzetti divenne, insieme al mister Tobia, un eroe cittadino