RassegnaStampa – CdS – De Canio garanzia, parola di un Viciani

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E' vero, forse l'Unicusano Ternana di questa stagione non era del tutto attrezzata per competere in Serie B. Di certo però la sfortuna per buona parte della stagione ci ha messo del suo, e il fatto che mister De Canio sia rimasto nonostante la retrocessione è il segno che il progetto è serio, e che si può puntare a risalire subito. Ne è convinto Dario Viciani, figlio dello storico allenatore rossoverde Corrado cui la società umbra ha intitolato ormai da qualche anno la Curva Est. «E' vero che forse la squadra non era del tutto attrezzata e che spesso la fortuna aiuta i più forti, ma diciamo che la fortuna ha giocato un buon ruolo. Io non so se il numero di pali presi quest'anno abbia avuto uguali nelle stagioni passate».

TECNICI E CAMPIONI. Dopo un periodo particolarmente negativo, l'arrivo di Luigi De Canio aveva riportato la speranza e qualche buon risultato: per molti a Terni è stata una mossa giusta ma tardiva, ma Viciani non è così sicuro che cambiando prima guida tecnica sarebbero arrivati altri risultati. «Non abbiamo la riprova. Certo l'allenatore è importante ma contano di più i giocatori: oggi si inventa poco, tutti leggono gli stessi libri di tattica, gli allenamenti sono studiati coi droni, si possono vedere tutti i movimenti, ci sono staff interi che fanno questo lavoro, c'è la tecnologia. Oggi l'allenatore conta meno di una volta, di quando c'era più dilettantismo. Pensate alla Juventus rispetto al Napoli, o al Real Madrid: non si può dire che il Real giochi bene, ma poi si vince con le sforbiciate di Bale e di Ronaldo».

ALTRI TEMPI. Corrado Viciani invece, applicando la sua idea di 'gioco corto' (per qualcuno il padre dell'odierno tiki taka), scrisse pagine indelebili della storia della Ternana, presa dalla Serie C e portata fino all'esordio in A nel 1972. Di lui circola una citazione («Avevo degli asini come giocatori, non potevo permettermi lanci lunghi, invenzioni, fantasie. Bisognava correre, fare passaggetti facili facili, sovrapporsi») che sarebbe molto significativa… se solo fosse vera. «Colgo l'occasione per smentirla, questa frase è uscita fuori quando Corrado non allenava più, aveva un po' di rancore per il calcio che lo aveva emarginato, perché lui detestava i procuratori. Era ovvio che per i lanci di 60 metri bisogna avere Rivera e lui non lo aveva, ma mio padre ha detto solo che per competere con squadre più attrezzate bisogna avere qualche arma in più, come organizzazione e corsa. Quelli invece erano gli anni del 2 che marcal'11,il5chemarcail9e poco più…». Il segreto di Corrado Viciani dunque, rivela Dario, era semplicemente «che lui li allenava, più degli altri. C'erano allenamenti blandi al tempo, invece lui portò un tipo di allenamento, pur non essendo preparatore, molto duro. Ho conosciuto suoi giocatori che dicevano che gli allenamenti erano durissimi».