Si è conclusa bene la vicenda che ha fatto tremare per un’intera estate la Triestina per via di una fidejussione falsa che ha messo a rischio l’iscrizione in Serie C della società giuliana. Il club, ora 2º nel girone B, ha dimostrato di essere restato vittima di una frode. Il Tribunale Federale Nazionale, presieduto dall’avvocato Mario Antonio Scino, pur riconoscendo la negligenza dei dirigenti, non ha inflitto la richiesta penalizzazione della Procura Federale. La vicenda avrebbe potuto comportare l’esclusione dalla C del sodalizio del presidente Mauro Milanese. L’ex calciatore di Napoli e Inter se l’è cavata, col dirigente Giuseppe D’Aniello, con una inibizione di soli 3 mesi. Ad assistere la Triestina e i dirigenti deferiti è stato il giurista napoletano Eduardo Chiacchio: «Abbiamo dimostrato che la società è rimasta vittima di un raggiro da parte di soggetti denunciati alla Procura della Repubblica di Trieste. Ciò è risultato decisivo affinché il club evitasse una dura penalizzazione». Tutto era nato da una denuncia della Lega Pro allora diretta dall’attuale presidente Federale Gabriele Gravina.
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