Sono passati oltre vent’anni dalla sua ultima apparizione in serie C. Così, quello che attende Gigi De Canio nella prossima stagione è un ritorno “vintage”. Guai a definirlo un passo indietro, però, anche al netto della retrocessione dell’Unicusano Ternana sul campo. Perché la scelta effettuata dal tecnico al momento del suo arrivo in Umbria era stata chiara: dare tutto per la salvezza, ma con la ferma volontà di restare in ogni caso a Terni per far partire un progetto pluriennale. Quindi, maniche rimboccate e pronti a lavorare sia per il ritorno in B sia per gettare le fondamenta per un futuro solido. È cambiata la categoria da quando l’allenatore lucano l’ha abbandonata per trovare collocazione più in alto. È cambiata anche solo nominalmente, visto che in sua assenza si è chiamata Lega Pro. Oggi è tornata alla sua forma a lettera unica, uniformandosi al sistema a livelli unici di A e B.
VENT’ANNI FA. Era il 1996- 97 quando De Canio, alla guida del Carpi, disputò la sua ultima C (la prima con l’apertura ai calciatori stranieri, tre per squadra). E fu un’eccellente stagione per gli emiliani. I biancorossi, inseriti nel girone A, non partivano tra i favoriti né per la promozione né per i play off : le candidate più accreditate erano Como, Modena e Alessandria. Il campionato, però, riservò grandi sorprese e furono Treviso, Brescello e appunto Carpi a fare da battistrada per tutto il calendario. Nella rosa di De Canio c’erano Masitto e Lunardon, Enrico Sala e Stefano Lorenzi (oggi punto fermo dello staff tecnico giovanile dell’Atalanta) e Ciro Caruso; e fino a gennaio, prima che il presidente Saltini iniziasse a smobilitare, c’erano anche Pivotto e il futuro campione del mondo Marco Materazzi. Nonostante le due gravi perdite nel reparto difensivo, il tecnico riuscì a portare per la prima volta il Carpi a un passo dalla serie B. Conquistò, infatti, per la prima volta i play off , sconfisse il Saronno nella doppia semifinale (1-0 fuori casa, 3-0 il ritorno in Emilia) e poi si arrese nella sfida decisiva, sul semi-neutro di Ferrara, al Monza di Gigi Radice con il punteggio di 3-2. La stagione 1996- 97 spinse poi De Canio a Lucca, per l’esordio in B, a dimostrazione dell’ottimo lavoro svolto a Carpi.
COME RADICE. È suggestivo il fatto che in quella finale, oltre vent’anni fa, l’attuale tecnico dei rossoverdi incontrò proprio Radice, Gigi come lui e che aveva rimesso piede eccezionalmente in C dopo tre decenni di assenza, e quasi alla stessa età che ha oggi De Canio. Chissà che queste analogie non possano essere la prima pagina del racconto della prossima stagione dell’Unicusano Ternana, da concludere poi con un «e come successe a “Occhi di ghiaccio”, anche De Canio ritornò immediatamente tra i cadetti».
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