È andato oltre i suoi poteri, ha stravolto le norme, ha violato lo statuto, ha arrecato un danno alle società e ai campionati, così hanno stabilito i giudici del Tar del Lazio nel motivare perché, di fatto, hanno riportato la Serie B a 22 squadre. Ma non è solo la capitolazione di Roberto Fabbricini, il tratto distintivo per cui si ricorderà la sua sfortunata gestione commissariale della Figc. L’ordinanza del Tar di ieri con cui sono state accolte le istanze di Pro Vercelli e Novara sancisce la sconfitta di un teorema, l’idea che in nome di una battaglia giusta — la riduzione delle squadre professionistiche — si potesse modificare il format dei campionati con un tratto di penna, senza aver consultato tutti i soggetti coinvolti, limitandosi a cambiare un paio di norme organizzative, tralasciando di dover modificare lo statuto. Che ridurre in quel modo la Serie B a 19 squadre fosse un’operazione border line, lo temevano in molti, anche in Federazione. Poteva bastare il documento firmato dalle 19 società che in B ci stanno perché l’hanno conquistata sul campo? Fabbricini si è immolato, per spirito di servizio. Ma nei primi giorni di agosto, quando il dimagrimento della B divenne improvvisamente una strada percorribile, fecero molta fatica a convincerlo. Del resto, una settimana prima aveva sostenuto esattamente il contrario. E domenica scorsa, prima di congedarsi, ha ammesso: «Tornassi indietro, non lo rifarei».
LA SVOLTA Che fosse un’operazione perdente, però, lo sostenevano in pochi. Più passava il tempo, più avanzavano i campionati, più gli organi di giustizia sportiva si palleggiavano le sentenze, più si riducevano le speranze delle società. Volevano prenderle per sfinimento, e ci stavano riuscendo. Poi, come ricorda l’ordinanza, è intervenuto Giorgetti. Il sottosegretario ha insistito perché il decreto 115 — che riserva all’esclusiva giustizia amministrativa la risoluzione delle controversie relative ad ammissioni ed esclusioni dai campionati — piombasse anche sui giudizi pendenti, consentendo alle ricorrenti di trovare il proprio giudice non a Berlino, ma al Tar del Lazio. E così è stato. Ci è voluto un po’, ma alla fine la sezione Prima ter, presieduta da Germana Panzironi, ha dato ragione a Pro Vercelli, ormai nel ruolo di mattatrice, e Novara, che chiedevano la sospensione cautelare del pronunciamento del Tribunale federale del 1° ottobre, che aveva respinto i ricorsi come «inammissibili», «nonché di ogni atto presupposto, connesso e/o consequenziale, e in particolare delle delibere assunte dall’assemblea della Lega Serie B del 10 e del 30 luglio 2018 inerenti il blocco dei ripescaggi, il calendario della Lega Serie B pubblicato con comunicato ufficiale numero 10, nonché le delibere del Commissario straordinario della Figc pubblicate con i comunicati ufficiali 47, 48 e 49 del 13 agosto 2018».
QUANTI DANNI Sentenze, provvedimenti, comunicati con cui Figc e Lega B avevano imposto la B a 19: tutti sospesi in via cautelare. La discussione nel merito fissata al 26 marzo 2019. Ma intanto il format a 22 è riabilitato. «Ritenuto, pertanto, di dover accogliere la domanda di sospensione di tutti i provvedimenti impugnati — scrivono i giudici del Tar—con conseguente obbligo, perle autorità competenti, di riesaminare gli stessi, sulla base della corretta applicazione del quadro normativo di riferimento». È la formula con cui il Tar invita la Figc a correre ai ripari. In fretta. «Ritenuto, altresì, che la prosecuzione del campionato avviato sulla base delle modalità previste nei gravati provvedimenti appare all’evidenza idonea ad arrecare un pregiudizio grave e irreparabile agli interessi della ricorrente di entità difficilmente quantificabile». Tradotto: ogni giorno che passa i danni aumentano. I club che dovevano recuperare sono di nuovo fermi. Ma iltassametro corre.
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