RassegnaStampa – Messaggero – Libero Liberati, lo stadio dei ricordi
Mezzo secolo. Il 24 agosto 2019 lo stadio Libero Liberati compirà cinquant'anni. Venne inaugurato in una partita amichevole tra la Ternana il Palmeiras. Per la cronaca vinsero i brasiliani per 2 a 0. Il biglietto per assistere alla gara ai distinti, costava mille lire. A progettare l'impianto fu l'ingegnere Leopoldo Baruchello che in quegli anni fu l'autore anche dello stadio Bentegodi di Verona. A realizzarlo, invece, pensò l'impresa dell'Ingegner Meriziola. I lavori iniziarono nel 1961 allorquando l'amministrazione comunale nel Piano regolatore dell'epoca, individuò come la zona San Martino idonea alla messa in opera di un'area sportiva. Come quello di Verona, anche il Liberati venne progettato con tre anelli sovrapposti, in modo che almeno due parti fossero parzialmente coperte. Siccome furono utilizzate anche risorse del Credito Sportivo, fu necessario allestire una pista di atletica che, di fatto, non venne mai utilizzata. Solo negli anni a seguire l'impianto venne completato e nelle partite della serie A riusciva a contenere anche quarantamila persone, parecchie delle quali in piedi, che oggi sembra impossibile solo immaginare. Così va il mondo. A calpestare il manto erboso del Liberati negli anni della serie A gente come Rivera, Mazzola, Scirea e Bulgarelli, tanto per citarne alcuni. E proprio in quegli anni nacque il vanto che trasformò in fama l'erba del Liberati che era acclamata da tutti i calciatori, ma anche dagli addetti ai lavori che di volta in volta ne sottolineavano la bellezza.
Il mito che riusciva a sopravvivere grazie all'attenzione che i giardinieri del Liberati, spesso dipendenti comunali collocati appunto allo stadio, rimettevano con devozione su quel prato dove ogni ternano avrebbe voluto giocare e segnare anche un gol nella vita. Sul quel prato corsero Grabbi, Candreva, Jimenez, giocò la Ternana arrapante di Agostinelli e quella incompiuta di Mario Beretta. Istantanee sbiadite che però confermano la bontà di quel campo anche a cavallo del vecchio e nuovo secolo.
L'articolo integrale è riportato nell'edizione odierna de Il Messaggero.