RassegnaStampa – TS – La C fra commozione e ansie

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Quando Cesare Fogliazza, in lacrime, ha raccontato il dramma di Crema e dell’ex presidente della Pergolettese Andrea Micheli, stroncato dal virus a soli 37 anni, tutti i coloro che stavano partecipando all’assemblea di Lega Pro hanno vissuto momenti di commozione profonda. E, davvero, l’ipotesi di riprendere a giocare le partite di pallone era un concetto remoto, perfino irreale. Se si fosse messa al voto quella proposta, almeno l’80 per cento dei club di C avrebbe votato per la definitiva sospensione del campionato. Ma, appunto, la questione non era all’ordine del giorno e Francesco Ghirelli ha rassicurato i “suoi” presidenti: «La priorità è la tutela della salute. Finché non ci saranno le condizioni sanitarie per giocare, come da indicazioni del Governo, non si scenderà in campo». Uno scenario, soprattutto in molte aree del nord Italia, che appare comunque remoto e sul quale molti Prefetti hanno già sollevato perplessità in prospettiva. Molto più complessa, stringente e condotta con toni preoccupati la discussione relativa alle emergenze economiche che si spingono fino alla sopravvivenza della stessa Serie C così come la conosciamo. Temi centrali lo svincolo sulle fideiussioni (presenti e future), le sponsorizzazioni (che per la C sono linfa vitale) e la possibilità di accedere alla Cassa Integrazione in Deroga. Un provvedimento che si lega alla complessa questione del taglio degli stipendi: la trattativa “globale con l’Aic sembra senza sbocchi, tanto che alcune società cominceranno già dalla prossima settimana le trattative singole. E’ stato poi introdotto il tema della revisione del format del campionato di C con alcune società che hanno riproposto la necessità di revisione dei contratti con l’introduzione di una sorta di apprendistato e del semi-professionismo. Il rischio, infatti, è che molti club non riescano più a sostenere ingaggi e contratti che dovrebbero ripartire dalla prossima stagione.