RassegnStampa – Messaggero – Iannarilli nel segno del 24

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«Io – commenta Iannarilli – ogni giorno, lavoro non solo per me stesso, ma anche per dare una mano alla squadra. Quando ci riesco, per me è una grande felicità». Certo, se i passaggi a vuoto non ci fossero e lui non dovesse fare qualche straordinario, sarebbe meglio. «Dobbiamo migliorare nello stare in partita. Ma credo che di volta in volta le cose vadano sempre meglio. Anche perché, nell'arco di una partita intera, soffriamo solamente per alcuni minuti. Ma con il mister e con tutta la squadra, stiamo lavorando perché questi passaggi non ci siano più. Ma il saper reagire a questi e andare poi a vincere la partita, credo sia l'emblema della nostra forza». Tante parate, in sette turni di campionato e due di Coppa Italia. Ma qual è, per Iannarilli, la migliore? «La migliore, forse, è stata la seconda parata di Francavilla, quella bassa. La più importante, però, è stata quella contro la Reggina, su Rivas, che ci ha impedito di andare sotto 2-0. Ma io, come ripeto, non guardo tanto alle mie parate, quanto al fatto di dare la mia mano alla squadra». Eppure, nel primato di questa Ternana, ci sono anche impresse le impronte dei guanti del suo numero 1. Anzi, per essere pignoli, del suo numero 24. E sapete perché ha scelto quel numero di maglia? Intanto perché il 24 è la data di nascita di suo padre. Ma poi, per un motivo che dal calcio catapulta verso il basket, in onore di un grande di quella disciplina: «Il 24 è il numero di Kobe Bryant. A me, lui, è sempre piaciuto molto. Mi piace il suo stile di vita, il suo stile di lavoro. Un numero scelto anche pensando a lui».