Quando è entrato nello spogliatoio del campo di Terni Est ha riassaporato quelle sensazioni che ormai da più di 20 mesi , Salif, non assaporava più.
“Devo dirti la verità – racconta Dianda – un po’ di ansia ce l’avevo. Ma non per la partita, non per la paura di farmi di nuovo male. Ma mi chiedevo se fosse vero o meno. Quasi come se non potessi crederci. Come quando fai una cosa per la prima volta”.
E poi?
“Poi è passato tutto. Appena sono sceso in campo. Ho cercato di divertirmi. E l’ho fatto. Ho fatto tutto quello che volevo”.
Da cuore di Salif, dalla testa di Salif è rotolato via un sasso enorme. Quell’aurea di scetticismo che avvertiva intorno a sé. L’unico a crederci che ce l’avrebbe fatta era lui, soprattutto all’inizio. Tutti, ma proprio tutti, dicevano che non sarebbe mai tornato a giocare a pallone. Sarebbe stato un miracolo se fosse tornato a camminare normalmente. L’infortunio del 28 marzo 2013 gli aveva reciso parzialmente il nervo sciatico. Oltre ad avergli devastato un ginocchio. Ma lui non ha mai perso il suo buonumore. Non ha mai perso la sua voglia di calcio. E l’ha polverizzata, questa paura, con i 70 minuti contro la Lazio. L’umore, naturalmente, è alle stelle.
“Dai: ho avuto delle sensazioni buone, io penso di aver fatto bene. Ho corso molto. Ho giocato il primo tempo prima sulla fascia destra, poi a centrocampo come mezzo destro. Addirittura nel secondo tempo mi ha messo davanti alla difesa. Tanto dovunque giochi devi correre”.
Ma hai avuto paura?
“No, mai. Mai avere paura. Significa che non hai recuperato. Io ho provato tutto quello che potevo, ho anche preso delle botte. Mi serve questo ora: giocare”
E i numeri? Ce li hai ancora?
“Vuoi che ti dica la verità? Sì ce li ho ancora! E sono pronto: voglio tornare anche con i miei compagni”
E’ stato uno stop lunghissimo. Qual è stato il momento più brutto?
“All’inizio. Tutti mi dicevano che non ce l’avrei fatta. Tutti. Io invece guardavo avanti. Ho sempre pensato che se ci fosse stata una speranza io dovevo coglierla. E così ho fatto. Sono andato avanti per la mia strada. Sono un testone: e questa è stata la mia forza”
Chi devi ringraziare più di tutti, oltre te stesso e la tua fidanzata Elisa?
“Non lo so. Di sicuro il Edo (il preparatore atletico della Ternana, Edoardo Renosto) è stato quello che mi ha dato la mano più grande sul campo. Ma io credo che il miracolo lo abbia fatto Dio. Io sono un credente, magari non praticante. Ma Dio ha fatto un miracolo: forse era destino. Ed era destino che incontrassi il prof”
Chi ti è stato più vicino in questo periodo?
“In tanti. Sicuramente Elisa. Sicuramente Edo. E poi la mia famiglia, dall’Africa. C’era un mio amico che dal Burkina Faso mi ha chiamato sempre. Sempre. Si chiama Ousmane Traoré, è come un fratello per me e mi ha dato tanta forza. E poi i miei compagni con cui ho vinto un campionato: non voglio nominare nessuno perché poi me ne dimentico qualcuno. Ma quelli del mio gruppo, quelli con cui siamo venuti in B: Max, Criss, Sasà, Massimo, il bomber… ma non farmeli nominare, altrimenti sembra che ci sia qualcuno fuori…”
Ha un cuore grande Salif: quella capacità innata di farsi volere bene da tutti. Mai un comportamento fuori posto. Testa bassa e lavorare. Hai perdonato Caracciolo? Ti ha mai chiesto scusa?
“Io Caracciolo non l’ho mai sentito, nemmeno per sms. Mai. Ma non importa, va bene così”
E Longarini?
“Anche a lui non posso che dire grazie. Sempre. Lo ringrazierò sempre. Quando sono andato in Nazionale per la coppa d’Africa lui mi ha detto che non sarei dovuto andare che tanto non giocavo. Quando sono tornato e mi sono fatto male mi ha detto: ‘vedi, se non andavi magari non ti facevi male’. Ma me l’ha sempre detto con il sorriso sulle labbra. Mi vuole bene, è venuto a trovarmi dopo l’operazione. E anche lui è molto credente, mi ha trasmesso questa fiducia”
Il tuo è un messaggio anche per chi ora pensa di non farcela, dopo un infortunio bruttissimo? Tipo Baldanzeddu?
“L’ho incontrato lui, a Villa Stuart. Lui si era appena operato, io stavo facendo una visita. Gli ho detto che non deve mai mollare. Che si torna, se ce l’ho fatta io possono farcela tutti. Crederci: nulla è impossibile. Questo è quello che mi ha insegnato la vita”.
E ora? Quando ti vediamo convocato con la prima squadra? Quando sarai pronto per Tesser?
“Io sarei pronto già ora. Decide naturalmente lui. Io vorrei esserci per il Modena, il 24”
Il regalo di compleanno sarebbe troppo (il prossimo mercoledì) ma la convocazione sarebbe invece un regalo di Natale sontuoso, per Salif. Uno che non smette mai di crederci.
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