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Renosto a TN: “Dianda, ci credevo solo io. Dissero: ‘Camminerai a malapena’. Vi racconto come ha fatto il miracolo”

L'emozione è difficile da nascondere. Quando da un miracolo professionale, medico e sportivo, nasce un'amicizia ed un legame così forte, al raggiungimento del traguardo il nodo in gola si fa sentire. "Ero il solo a crederci, la ricompensa è straordinaria": a parlare è Edoardo Renosto, preparatore atletico della Ternana, per tutti nell'ambiente rossoverde semplicemente "il Prof"; l'oggetto della sua chiacchierata con TernanaNews è, ovviamente, Salif Dianda. Ecco quello che Renosto ha raccontato a TN"Il recupero di Salif ha funzionato lavorando sulla testa del ragazzo, gli mancava un compagno di viaggio che gli stesse accanto e che credesse nel miracolo. Quando Dianda si infortunò, mi misi subito in contatto con il Dott. Morini, amico ed eccellente professionista, che mi confermò subito quello che sembravo essere soltanto io a pensare: il ragazzo può tornare a giocare.

Quindi, le prime indicazioni per iniziare un vero e proprio viaggio, lunghissimo: sembrava interminabile, fatto di tanti, impercettibili, miglioramenti quotidiani, ma anche di rallentamenti come l'operazione al crociato. Il ritorno al calcio giocato sembrava impossibile, tutti mi prendevano per matto quando gli spiegavo che con Salif lavoravamo per quello: c'è anche chi mi ha deriso, chi mi diceva 'a malapena tornerà a camminare'. Ma abbiamo sempre avuto chiaro in testa l'obiettivo che c'era davanti a noi: l'avevamo prefissato per dicembre 2014 ed abbiamo rispettato la scadenza. Ora dico a chi si faceva beffe di noi che può ricredersi, e che certe cose non mi scalfiscono".

Un viaggio, dunque, con un compagno di avventure eccezionale come Dianda"Volevamo arrivare fino in fondo: Salif ha fatto una cosa straordinaria, lui è una di quelle persone che sanno cogliere il grande parallelismo tra sport e vita e non tutti lo sanno fare. Questa esperienza gli tornerà utile nella sua vita quotidiana. E' una bella persona, proprio dentro: con lui ho dovuto solo fare un lavoro di testa. Il grande rapporto di amicizia che si è instaurato deriva dalla fiducia, fondamentale, che lui ha riposto in me per raggiungere il nostro sogno: ero l'unico, in mezzo a tanti, a dirgli che sarebbe tornato e lui non aveva altri mezzi se non la fiducia per credere in me. Ora è tornato ed in campo sarà più forte di prima, perchè è più forte di testa".

Federico Trastulli

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