Titolare in Nazionale, grazie Spalletti | Riconoscenza infinita per la sua carriera

Il Ct della Nazionale azzurra Luciano Spalletti (Lapresse - Ternana News)
Parole decisamente importanti e che fanno riflettere: il Ct della Nazionale apprezzerà sicuramente.
La riconoscenza nel mondo del calcio è un valore che troppo spesso viene trascurato. Ci sono giocatori che hanno fatto tanto e dato tutto per il club di appartenenza, ma una volta che hanno smesso di indossare gli scarpini cadono nel dimenticatoio anche da parte dei loro ex tifosi.
Peggio ancora: succede a volte che un periodo di appannamento da parte del calciatore stesso faccia dimenticare alla tifoseria (e spesso anche al club) quanto di buono è stato fatto in passato, magari solo fino a qualche mese prima.
La parola “grazie” viene usata troppo poco nel mondo del calcio nei confronti di compagni di squadra, club o allenatori: ma ogni tanto invece c’è chi lo fa, come nello specifico caso in questione.
E i ringraziamenti vanno dritti a Luciano Spalletti, oggi commissario tecnico della Nazionale azzurra: se la sua carriera ha avuto una svolta è anche merito dell’ex allenatore del Napoli. Ad ammetterlo è direttamente il protagonista della vicenda.
Ricordi e ammissioni
Storie di un calcio che oggi per larghi tratti non esiste più, eppure non parliamo poi di così tanto tempo fa: primi anni 90’, quando la Serie A era riconosciuta da tutti come il campionato più difficile e competitivo del mondo. L’Italia era la patria dei difensori più forti al mondo, da Paolo Maldini in giù, ma erano diversi i giovani di valore in quegli anni. Tra loro anche un giovane Fabio Galante che a Empoli condivideva lo spogliatoio tra gli altri con Luciano Spalletti
“Ai tempi di Empoli, prima di ogni allenamento Luciano mi dava la sua macchina. È stato un fratello maggiore: dormivo da lui, sua mamma mi trattava come un figlio. Luciano Spalletti mi ha fatto capire i valori. È stato lui ad aiutarmi a prendere la patente dell’auto”, le ammissioni di Galante alla Gazzetta dello Sport. Un retroscena figlio di un calcio che oggi non esiste più.

Rimpianto Nazionale
Emergere in quegli anni era molto difficile per un difensore, vista l’incredibile concorrenza esistente a livello nazionale. Tanto che Galante – che dopo l’Empoli ha giocato nel Genoa, nell’Inter, nel Torino e nel Livorno – non è mai riuscito a indossare la maglia della Nazionale maggiore, fermandosi all’U21.
“Vieri tempo fa mi disse di non avermi mai visto arrabbiato e che se giocassi oggi sarei titolare in Nazionale. Era una battuta, ma a me piaceva impostare e far partire l’azione, anche se a quei tempi ti urlavano di tornare indietro. A Coverciano, durante un corso, mi hanno preso come esempio: grande difensore, pensate che sfiga a giocare quando in Italia avevamo sia i difensori sia gli attaccanti più forti del mondo. Ovunque ho dato il meglio, ovunque mi hanno apprezzato. Ancora oggi me lo fanno notare e ne vado fiero, anche senza essere stato Cannavaro o Maldini”, ha concluso Galante nella sua intervista alla Gazzetta dello Sport.